Ancona-Osimo

Scuola, nuove regole su voto in condotta e multe a chi aggredisce i prof. Rossini (Anp): «Riportare al centro l’autorevolezza dei docenti»

Diverse le novità introdotte dall'ultimo decreto che interessa il mondo della scuola. Previste multe da 500 a 10mila euro per le aggressioni contro il personale scolastico. «Ok alla sicurezza dei docenti ma occorre lavorare anche sui problemi dei ragazzi»

immagine di repertorio

Bocciatura con il 5 in condotta e valutazione numerica alle medie, inoltre introduzione di multe da 500 a 10mila euro per chi aggredisce i personale scolastico (prof e bidelli). Sono alcune delle misure previste dall’ultimo Ddl del ministro Valditara con l’obiettivo di contrastare gli episodi di violenza a scuola.
Il decreto reintroduce il giudizio numerico per il comportamento alle medie e superiori, mentre alle elementari si torna ai giudizi sintetici, ovvero insufficiente, sufficiente, buono e ottimo.

Sia alle medie che alle superiori se non si raggiunge almeno il 6 in condotta scatta la bocciatura. Se uno studente ha sei in condotta il consiglio di classe può assegnare un elaborato critico sul tema cittadinanza attiva e solidale, se invece uno studente di terza media non raggiunge il sei non potrà essere ammesso all’esame.

Alle superiori, invece, con voto in condotta pari a 6 lo studente matura un debito formativo e dovrà sostenere un elaborato di educazione civica. Inoltre, in vista del diploma il punteggio più alto nell’ambito della fascia di attribuzione del credito scolastico potrà essere attribuito solo se il voto in condotta è pari o superiore a nove.

Riccardo Rossini
Riccardo Rossini, presidente ANP Marche, Associazione Nazionale Presidi

«La vera novità – commenta Riccardo Rossini, presidente marchigiano dell’associazione nazionale presidi (Anp) – è il valore attribuito al voto condotta per i crediti scolastici con cui gli studenti vengono accompagnati all’esame di Stato, solo con un voto pari a 9 o 10 si ottiene il massimo del punteggio. Prima il voto al comportamento era un voto come un altro, invece adesso incide in maniera decisiva sul credito (punteggio assegnato nello scrutinio di ciascuno degli ultimi tre anni della scuola secondaria di II grado, basato sull’andamento degli studi dell’alunno/a, ndr)».

L’altro aspetto messo in evidenza dal preside è quello dell’elaborato di educazione civica previsto alle superiori con il sei in condotta: «In pratica si viene rimandati a settembre con un voto che per le altre materie invece rappresenta la sufficienza, una contraddizione – fa notare -; inoltre non sappiamo quale dovrebbe essere la proceduta né quali gli obiettivi formativi raggiunti per considerare promossi gli studenti. Come si fa a considerare un 6 in condotta come se fosse un voto insufficiente? Forse sarebbe stato meglio prevedere la sospensione del giudizio con il 5 e la bocciatura con il 4. Oltretutto – osserva – è una misura contrastante con il Dm 122 del 2009 mai abolito, secondo il quale il sei, anche in educazione comportamentale, è una sufficienza»

Più positivo il giudizio per quanto concerne le sanzioni previste in caso di aggressione ai prof e ai bidelli: «Il merito di questa legge è quello di cercare di riportare al centro l’autorevolezza dei docenti, scemata negli ultimi anni. È giusto cercare di fare in modo che i docenti abbiano il rispetto delle famiglie e dei ragazzi, ma sulle modalità ho qualche dubbio. Se uno studente – prosegue – manifesta una difficoltà, un disagio, il voto in condotta certamente non aiuta, anzi, più un comportamento viene considerato trasgressivo dalla scuola e più il ragazzo cercherà di ‘gridare’ maggiormente questo disagio. Dare un 5 in condotta non risolve il problema».

Secondo Rossini sarebbe invece più opportuno «lavorare sulla personalizzazione dei percorsi formativi e non in maniera omogenea sulle classi come se tutti gli studenti fossero uguali. I ragazzi vanno supportati nei loro momenti di difficoltà, spesso gli atteggiamenti irrequieti, irrispettosi e trasgressivi sono solo la punta dell’iceberg di un disagio, che se evidenziato con sanzioni o biasimandolo, non viene certamente risolto. Quindi parallelamente alla sicurezza dei docenti occorre lavorare anche sui problemi dei ragazzi che la scuola ha il dovere di cogliere».

Critica la posizione espressa da Laura Trucchia, Presidente del Comitato Genitori Democratici (CGD Ancona): «Siamo fortemente contrari in quanto è in modo evidente una riforma dallo spirito anti-educativo. Cosa resta della relazione educativa che dovrebbe permeare la scuola se la scuola diventa in luogo di punizione, correzione, sanzione? Una scuola che punisce è una scuola che rinuncia ad educare, che ‘sospende’ la relazione. Anche quando la sanzione è quella del ‘compito’ rieducativo il risultato è lo stesso: la scuola diventa (o si conferma) luogo di punizione, tra l’altro ipocrita: basta un elaborato a modificare un comportamento. Infine, lo Statuto delle studentesse e degli studenti – conclude – si apre con la dichiarazione che le sanzioni non interferiscono col rendimento: dobbiamo dedurre che tale dichiarazione è considerata ormai carta straccia?»