Ha l’aspetto di una strage senza fine, quella dei morti sul lavoro. Almeno a giudicare dai preoccupanti dati dell’Inail che vedono un netto aumento delle denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale nei primi 5 mesi del 2024: +3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Secondo la Uil Marche, per di più, nelle Marche il lavoro è più a rischio infortuni rispetto alla media italiana. Infatti secondo un recente studio della Uil regionale, analizzando i dati Inail sugli indici di gravità nel triennio 2017-2018-2019 (unico triennio indagato dall’Inail che non risente dell’incidenza Covid), i numeri marchigiani fanno registrare un significativo indice medio di 1,79 contro una cifra nazionale ferma all’1,46. A far impennare il dato sono settori come le costruzioni (4,76).
«È necessaria una strategia della prevenzione basata su un approccio multifattoriale e che deve avere nella formazione la sua base di partenza. Ovviamente gli strumenti formativi devono essere aggiornati riflette Stefano Capannelli, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ancona. «Occorre puntare sempre di più su una formazione on the job, sul campo, meno cartacea, più allineata alle effettive operazioni e ai rischi specifici del lavoratore. Inoltre, è necessaria un’azione di monitoraggio e controllo sui soggetti formatori. Serve poi costruire nel Paese una cultura della sicurezza, obiettivo che si raggiunge soltanto se la formazione su questo argomento comincia dalle scuole. A questo, per esempio, mira il progetto del CNI ‘La sicurezza a partire dai banchi di scuola’. Infine, oltre a un indispensabile apparato sanzionatorio, occorrono meccanismi di premialità per le aziende che rispettano le regole e sono virtuose. Non tutte le aziende sono uguali. Premiare chi pone la sicurezza al primo posto, significherebbe far fare un salto in avanti all’intero sistema».