Ancona-Osimo

Osimo, i sindacati sull’aumento delle rete nelle case di riposo: «Regione e residenze sanitarie intervengano»

Il costo dell’assistenza, dicono le organizzazioni sindacali, è rimasto fermo per anni a 67,02 euro per anziani non autosufficienti e 90 per le demenze, insufficienti a coprire i costi reali

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Immagine di repertorio (AdobeStock)

OSIMO – L’aumento delle rette delle case di riposo di Osimo preoccupa tanti. Da tempo le organizzazioni sindacali stanno incalzando la Regione Marche ad assumere decisioni certe, sull’organizzazione e sulla gestione delle strutture residenziali nella regione, con particolare riferimento a quelle definite Residenze protette e Case di riposo che ospitano anziani sia autosufficienti che non.

La parola ai sindacati

«La carenza di una metodologia definita di rilevazione del fabbisogno di posti relativi a questo servizio indispensabile per chi purtroppo non ha più la possibilità di invecchiare nella propria casa né di essere confortato dai propri cari, ha prodotto da sempre un’iniqua distribuzione territoriale delle strutture e della loro capacità di ricevere ospiti, sull’intero territorio regionale, sia in termini di autorizzazione, che di accreditamento e convenzionamento – dicono le segreterie regionali di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil -. Vale la pena ricordare che l’inserimento di un anziano non autosufficiente in una residenza è un Lea (Livello essenziale di assistenza) e che Il decreto sui Lea è molto chiaro: la retta è costituita da due voci, il 50 per cento quota sanitaria a carico del Servizio Sanitario regionale, il 50 a carico dell’ospite e comune ma così non è nelle Marche».

Il costo dell’assistenza

Il costo dell’assistenza è rimasto fermo per anni a 67,02 euro per anziani non autosufficienti e 90 per le demenze, insufficienti a coprire i costi reali dell’assistenza sia sul versante quantitativo che qualitativo. Anche l’aumento della quota sanitaria deliberato dal primo gennaio 2023 non è stato considerato sufficiente dagli enti gestori pubblici e privati che continuano ad aumentare le rette a carico degli utenti.

«Inoltre nelle Marche gli utenti non hanno mai pagato il 50 per cento del costo complessivo ma molto di più. Nelle Marche le convenzioni che l’Azienda sanitaria stipula con gli Enti gestori prevede una quota aggiuntiva a carico degli utenti, che non si riferisce solo al pagamento di prestazioni a domanda individuale (il parrucchiere, il podologo), ma anche a voci generiche come manutenzione del giardino, climatizzazione, certificazione Iso di qualità, e il minutaggio aggiuntivo di infermieri ed operatrici sociosanitarie. Il continuo rincaro delle rette previsto dagli enti gestori non può assolutamente conciliarsi con l’entità degli importi delle pensioni erogate nelle Marche, che considerando anche le prestazioni assistenziali si assesta su una cifra media lorda di 956 euro mensili.

Le Aziende sanitarie territoriali sono parte in causa e devono agire, perché venga rispettato quanto pattuito, senza escludere la possibilità della risoluzione della convenzione stessa ma chiamata in causa è anche la Regione che deve definire il costo reale dell’assistenza e limitare le quote aggiuntive alle richieste a domanda individuale degli ospiti. Alla Regione abbiamo più volte proposto che il Fondo di solidarietà previsto per disabili e psichiatrici fosse utilizzato, adeguatamente finanziato, anche per gli anziani non autosufficienti. Questo non è avvenuto, ma nella legge di bilancio regionale sono previste risorse economiche per sostenere le rette nelle residenze per anziani (4 milioni di euro nel triennio 2025-27). Pur rappresentando un segnale di attenzione a questo tema, tali risorse sono assolutamente insufficienti e sulla modalità di utilizzo chiediamo un confronto allargandolo a rutto il tema della residenzialità (fabbisogno, tariffe) che si colleghi direttamente con l’attenzione alla casa come primo luogo di cura».