In Siria i ribelli, dopo aver conquistato Aleppo, Hama, Homs e Damasco, hanno abbattuto i simboli del regime. La Siria di Assad sta sparendo. Cosa rappresenta questa rivoluzione per il popolo siriano? È una rivolta indolore? Lo abbiamo chiesto ad Ahmad Amer Dachan, siriano, nato ad Ancona e residente a Osimo, presidente nazionale di Onsur Italia (associazione no profit che si occupa di missioni umanitarie di sostegno al popolo siriano).
«Dopo la rivolta del 2011 del popolo siriano contro la dittatura che dura da mezzo secolo in Siria, all’improvviso, dopo che le battaglie erano ferme dal 2016, anche se i bombardamenti erano continui, in dieci giorni è accaduto l’impensabile. Per la prima volta tutte le fazioni anti Assad si sono unite e hanno deciso di liberare Aleppo. La battaglia è stata così veloce che i russi e gli iraniani che da anni proteggono Assad, hanno lasciato le postazioni e l’esercito di Assad si è praticamente arreso nell’immediato. Cogliendo il momento hanno spinto verso Hama, poi verso Homs. Nel frattempo, la rivolta è rinata anche dal sud della Siria e così facendo la capitale è stata circondata in poche ore. Con l’esercito in ritirata e l’appoggio russo iraniano mancante, Assad è fuggito in Russia con la famiglia e finalmente il popolo siriano ha trovato la propria libertà», dice Ahmad Amer Dachan.
«Quando si parla di ribelli – spiega – parliamo di tante anime. Ci sono i figli delle città, coloro che hanno dovuto abbandonare le case circa 10 anni fa, che sono tornati per liberare appunto le proprie città, c’è l’esercito libero, cioè coloro che hanno defezionato da Assad e c’è il gruppo di Hts con il loro leader, ex fondatore del Nusra, il ramo di Al Qaeda in Siria, a comando dell’azione militare, ma non al comando del popolo anti Assad. Proprio la presenza di quest’ultimo pone molte attenzioni in quanto si dice che abbia preso le distanze negli anni, ma ovviamente sono notizie che solo nel tempo potranno trovare conferma».
Qual è la situazione in questo momento nel Paese? «Il popolo si è liberato da Assad, a Nord Est ci sono ancora scontri tra il braccio armato del Pkk siriano e i ribelli. A Sud ci sono continui bombardamenti da parte di Israele sui magazzini militari siriani. L’apprensione è al massimo ancora. Per quanto riguarda l’accaduto fino ad ora, c’è stato il rispetto massimo delle minoranze, di tutte le confessioni religiose, dei luoghi istituzionali in quanto appartengono al popolo siriano e non ad Assad, e quindi questo segnale di moderazione totale fa ben sperare in un non radicalismo e libertà per tutti. La speranza è che dopo un periodo di transizione obbligatoria, si arrivi nel più breve tempo possibile a libere elezioni, dopo più di mezzo secolo. Il popolo siriano non ama le armi, sono tutti bravi lavoratori, commercianti, professionisti che popolano le città più antiche del mondo, Aleppo e Damasco».
Secondo Amad Amer Dachan «la cosa aberrante è che non si è ancora finito di aprire le carceri di Assad, dove erano rinchiusi i suoi oppositori» dice, «prigioni con piani sotto terra che hanno accessi segreti e complicati. Solo grazie a qualcuno che conosceva bene la prigione, piano piano stanno trovando uomini, donne e bambini chiusi anche in buche con solo una feritoia per l’aria e il cibo (spazzatura più che cibo). Hanno liberato oppositori o gente comune accusata falsamente di essere anti Assad, rinchiusi da 43 anni. Questa è la più grande testimonianza della ferocia assassina del dittatore, protetto da Iran e Russia in tutti questi anni».
Diversi media internazionali sostengono che per la Siria si stia aprendo una prospettiva di “balcanizzazione” del Paese, che ne pensa? «La grande sfida da vincere è non arrivare in alcun modo alla divisione della Siria, sarebbe una sconfitta, un’enorme passo indietro. La guida deve essere democratica, scelta dal popolo, senza alcun controllo da parte di estremismi sia politici che religiosi. Solo le prossime settimane ci daranno conferma dell’attuale capo militare della rivolta, sperando che consegni il tutto al popolo siriano rappresentato dalla società civile. Dobbiamo sperare tutti in questo passaggio. Assad è stato abbattuto, e questo è un periodo di festa per tutti i siriani. Speriamo resti una gioia, per tutto il mondo libero».