Limiti più severi per gli inquinanti che hanno un maggiore impatto sulla salute (Pm 2,5 e NO2). Lo prevede la direttiva sulla qualità dell’aria approvata dai Paesi dell’Unione Europea in base alle linee guida più recenti varate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). La stretta punta a ridurre i valori annuali degli inquinanti in modo che siano più che dimezzati entro il 2030. Un obiettivo ambizioso, per il quale i Paesi potranno chiedere un rinvio del termine, ma che comunque dovrà essere raggiunto. Il Pm 2,5 (polveri sottili) è il particolato con dimensioni minori o uguali a 2,5 micron), mentre il NO2 è il biossido di azoto, un gas irritante per l’apparato respiratorio e per gli occhi.
L’inquinamento atmosferico è responsabile solo in Europa di circa 300mila morti l’anno e Italia è il primo Paese per morti con circa 80mila decessi prematuri all’anno (dato Società Italiana di Medicina Ambientale – Sima).
Numeri emblematici che sottolineano la necessità di compiere «uno sforzo collettivo» dichiara il professor Giorgio Passerini, docente di Fisica Tecnica Ambientale dell’Università Politecnica delle Marche. «Questa direttiva porrà molte criticità – spiega l’esperto – soprattutto in Italia e in particolare nella Pianura Padana» anche «la zona Nord delle Marche potrà avere delle problematiche in quanto anche interessata dalle polveri sottili provenienti dalla Pianura Padana. Dovremo far fronte alla direttiva europea ma con mezzi scarsi».
Il docente fa notare che «nelle Marche le emissioni degli impianti industriali sono le più basse d’Europa, le fonti di inquinamento sono il traffico veicolare e il riscaldamento domestico, specie stufe a pellet e a legna (combustione a biomassa)».
Per Passerini tra le soluzioni per ridurre le emissioni c’è quella di elettrificare i veicoli (auto elettriche) e il riscaldamento domestico (caldaie a pompa di calore). «Se non si interviene rapidamente l’Italia rischia di incorrere quasi certamente nelle infrazioni europee – dice -, bisogna sostituire le caldaie con quelle a minor impatto atmosferico tenendo presente che una stufa a legna inquina come 100 caldaie a metano».
Per quanto riguarda il traffico veicolare, il problema maggiore è rappresentato dal diesel e dal rischio, per il Paese, senza interventi per scoraggiare l’acquisto di mezzi alimentati con questo carburante, di dover ricorrere alle limitazioni della circolazione.
«Per il Nord Italia sarà molto difficile adeguarsi ai nuovi valori – spiega – a causa della componente agricola e della conformazione orografica». E le Marche? «Nella nostra regione è la fascia costiera a subire le maggiori pressioni per la concentrazione di emissioni legate alle arterie viarie e agli impianti di riscaldamento» perché si tratta della fascia più densamente abitata.