ANCONA – La visita del sottosuolo di Ancona è una vera scoperta, soprattutto per chi non c’è mai stato: grazie all’associazione Ancona Sotterranea e a Viva Servizi, infatti, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, che è il 22 marzo, la città riapre i suoi sotterranei dove scorre l’acqua, undici cisterne da cui si accede da un tombino tra le aiuole di piazza Stamira – dopo essersi muniti di stivali, caschetto e luce in un magazzino poco lontano –, ambienti con un palmo d’acqua che raccontano della storia di Ancona e del suo approvvigionamento idrico, una scoperta suggestiva e di sicuro valore turistico con cui si viene a conoscenza, per esempio, che i cunicoli sotterranei anconetani sarebbero collegati con quelli del Monte Conero da cui discenderebbe l’acqua, ma anche con altri ancora sconosciuti.
La visita dei cunicoli e delle cisterne di Ancona sotterranea e del suo patrimonio idrogeologico, tramite l’associazione, è stata inizialmente dedicata ai giornalisti, e vi hanno partecipato anche i vertici di Viva Servizi, con il presidente Andrea Dotti e il direttore Moreno Clementi, e l’amministrazione comunale con l’assessore Antonella Andreoli.
Ma proseguirà su prenotazione per tutti i cittadini con due turni di visita sabato 22 marzo, dalle 15 alle 17 e dalle 16 alle 18, e aperture speciali nelle domeniche 6, 13 e 27 aprile sempre con due turni di visita, per circa due ore, alle 9.30 e alle 10.30. Per ogni gruppo sarà ammesso un massimo di venti persone.
Il racconto della scoperta delle cisterne e della loro prima mappatura è di Andrea Gagliardini, guida e presidente dell’associazione Ancona Sotterranea: «Questa prima cisterna dove si entra in realtà non è la prima, perché ne abbiamo undici, sia a sinistra sia a destra. La prima volta che abbiamo esplorato queste cisterne era il 1983, perché il Comune doveva iniziare a fare i lavori del parcheggio Stamira, sapeva dell’esistenza di queste cisterne ma in realtà non esisteva una mappa dettagliata che permettesse di identificarle sulla piazza. Quindi ci chiamarono, come Gruppo Speleologico Marchigiano, entrammo in questa cisterna e la trovammo tutta allagata».
E ancora: «La percorremmo con un canotto e vedevamo che c’erano questi archi ribassati e sommersi. Quindi tornammo organizzati per fare un’immersione subacquea e ci rendemmo conto della vastità di queste cisterne. Parliamo di circa duemila metri quadrati. Quindi, grazie anche all’aiuto dell’ultimo fontaniere di Ancona, Ugo Menghini, trovammo la valvola che permetteva il deflusso di queste acque e dunque svuotammo le cisterne e fu possibile entrare coi tecnici del Comune per fare un rilievo dettagliato topografico. Il livello dell’acqua è mantenuto da un troppo pieno che si vedrà nell’ultima vasca. Sono datate circa metà dell’Ottocento e furono costruite perché all’epoca sulla piazza qui sopra iniziarono a sorgere il panificio militare e le caserme, che avevano bisogno di molta acqua. E utilizzarono probabilmente un cunicolo già esistente e che faceva parte dell’antico sistema idraulico che alimentava la città di Ancona e che anticamente forniva questa zona di Ancona perché qui sono state ritrovate delle vasche per la lavorazione della porpora. Utilizzarono dunque quell’acqua per portarla in queste cisterne».






Ma tutta la visita delle cisterne dell’Ancona sotterranea, che si dirama sotto a piazza Stamira, via Castelfidardo e zone limitrofe, è ammantata da una parte di leggenda e mistero, come prosegue a raccontare Gagliardini: «Quest’acqua non ha legami con l’acquedotto attuale, è un’acqua che arriva dai cunicoli che ritroviamo nella zona del Viale. L’abbiamo tracciata facendo delle colorazioni tramite la fluorescina che è un sale sodico e abbiamo visto che dalla zona del viale e dalla zona che chiamiamo “la chioccia” quell’acqua arriva qui. “La chioccia” è un nome che ci tramandò il fontaniere ed è legato a una leggenda che narra che chi fosse entrato all’interno del Buco del Diavolo, alle falde del Conero, a Massignano, a un certo punto si sarebbe trovato davanti a un tesoro composto da una chioccia d’oro e dai suoi pulcini d’argento. E quando esplorammo “la chioccia”, una cisterna, un serbatoio che si trova sotto a piazza Diaz, trovammo conferma sul fatto che il Conero e i suoi cunicoli siano collegati alla città di Ancona.
Tutto questo ci fa ipotizzare un antico sistema idraulico che dalle falde del Conero riforniva d’acqua la città di Ancona e la città di Numana. Questa “chioccia” è molto importante perché grazie alle colorazioni fatte abbiamo scoperto che l’acqua arriva in queste cisterne ma ci mette quasi tre giorni. Un tempo enorme, considerato il poco percorso. In quel tratto che non è percorribile, perché tutto allagato, l’acqua raddoppia la sua portata. Quindi probabilmente dalla zona della “chioccia” a queste cisterne c’è l’arrivo di un altro acquedotto tuttora sconosciuto. Il fontaniere, tra l’altro, ci disse che era a conoscenza che sotto Ancona c’erano tre “chiocce”, ma lui ne conosceva una sola. E noi ad oggi non siamo riusciti a trovare le altre. Quindi non escludiamo che tra piazza Diaz e piazza Cavour ci siano ulteriori smistatori d’acqua, come la “chioccia”, con arrivi di ulteriori rami d’acquedotto attualmente sconosciuti».
Attualmente l’acqua delle cisterne non viene più utilizzata, vari lavori di ristrutturazione e altri crolli hanno impedito ai cunicoli di erogare l’acqua come succedeva nell’Ottocento. Ma grazie anche a Viva Servizi, si lavorerà in futuro per cercare di recuperarla.