L’Europa tiene il punto sulla questione delle concessioni balneari. L’ultimo incontro tra istituzioni europee e governo è avvenuto a Roma: al centro le procedure di infrazione legate al mancato rispetto della Bolkestein.
Il Consiglio di Stato ha affermato con tre sentenze diverse che le proroghe generalizzate delle concessioni demaniali agli stabilimenti sono illegittime perché in contrasto con la normativa dell’Unione Europea. In pratica entro il 31 dicembre 2024 dovrebbero scattare le procedure di gara e alcuni Comuni stanno già iniziando a muoversi. Tra gli operatori balneari c’è scontento, non tanto per il tema infrazioni che potrebbero scattare per l’Italia, perché, come spiega Romano Montagnoli, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe-Confcommercio, «il nostro Paese conta già diverse procedure di infrazione per altre questioni, non solo per le concessioni balneari».
Ad irritare è «l’inammissibilità dichiarata nei confronti dell’emendamento della Lega al Decreto Legge Agricoltura sugli indennizzi per gli operatori che hanno le concessioni e che rischiano di perderle in caso di applicazione della Bolkestein». Le imprese balneari, specie nelle Marche, ma non solo, sono attività prevalentemente a carattere familiare, che spesso rappresentano l’unica fonte di reddito per un nucleo, per cui in caso di perdita della concessione un’intera famiglia e l’indotto a cui dà lavoro resterebbe senza occupazione. Oltre a questo c’è il tema degli investimenti operati sulle spiagge nel corso degli anni. Un nervo scoperto per queste attività.
«Riteniamo grave l’inammissibilità dell’emendamento – prosegue – così come il silenzio assordante del governo nella direzione di risolvere una situazione con una norma che potrebbe dare certezze al settore. Non chiediamo concessioni a vita – puntualizza – ma che ci siano maggiori sicurezze, mentre a parte le promesse finora non abbiamo ancora niente in mano. Faccio notare che il Tar di Bari ha dato ragione ad un gruppo di operatori balneari le cui concessioni erano state rinnovate e che aveva fatto ricorso contro il Comune di Gallipoli. Le amministrazioni comunali prima di rinnovare le concessioni hanno fatto una valutazione caso per caso e non un rinnovo tout court, aspetto valutato anche dal Tar».
C’è preoccupazione, rimarca Montagnoli, perché oltre ad essere condizionato il futuro delle imprese balneari «ne va anche dell’immagine turistica del nostro Paese, che è legata strettamente al turismo balneare che non ha eguali in altre zone europee». Il governo aveva effettuato un lavoro di mappatura dal quale era emerso che solo un 33% delle spiagge è in concessione, per cui non sussisterebbe la scarsità della risorsa che farebbe scattare le gare. Ma dopo questo lavoro «la situazione è andata in stallo».
A rincuorare però c’è il dato positivo relativo alle presenze sulle spiagge marchigiane che secondo il Sib è rimasto invariato mentre in alte regioni c’è stato un calo che in alcune zone ha registrato il -60% a causa del maltempo registrato a giugno. Non solo nelle spiagge marchigiane si sono mantenuti i numeri del 2023, ma addirittura in alcune aree «come ad esempio nel sud della regione, c’è stato un lieve incremento delle presenze». Le ragioni di questo segno più secondo Montagnoli vanno cercate nel fatto che «andare in vacanza nelle Marche costa un po’ meno rispetto ad altre regioni, ma anche dal fatto che stiamo diventando più appetibili, segno che l’attività di promozione del territorio sta funzionando».
Buone anche le previsioni per luglio e agosto, «i balneari delle Marche sono quasi soldout, le prenotazioni non mancano, anzi. Speriamo che anche il meteo ci assista» conclude.