Balneari in attesa del decreto del governo che dovrà stabilire il perimetro dei bandi di gara che dovranno essere espletati e il valore degli indennizzi per i titolari degli stabilimenti che dovessero perdere le concessioni demaniali una volta andate a gara. La norma attuativa dovrebbe arrivare entro fine marzo.
Intanto la legge “salva infrazioni” ha concesso ai Comuni fino al 30 giugno 2027 per bandire le gare. Questi temi, che tengono in sospeso i balneari, sono stati al centro degli Stati Generali del Turismo Balneare che si sono svolti a Roma nei giorni scorsi.
A poco più di un mese circa dalla riapertura degli stabilimenti, gli operatori sono ancora in fibrillazione, e domani a Roma è previsto un nuovo confronto fra il governo e le associazioni di categoria.

«Il turismo balneare – dice Romano Montagnoli, presidente regionale del Sindacato Italiano Balneari (Sib) aderente a FIPE Confcommercio – è uno dei pilastri della nostra economia, ma nonostante questo i governi che negli anni si sono succeduti, non sono mai arrivati a una riforma che non riguarda solamente gli stabilimenti, ma anche i ristoranti, i bar, gli hotel e i campeggi, insomma le attività che insistono sul demanio». Per quanto riguarda i ristori, puntualizza, «puntiamo al valore aziendale e non ai beni non ancora ammortizzati».
Secondo Montagnoli «occorre definire dei punti fermi ai quali i Comuni dovranno attenersi per fare i bandi per evitare che procedano in ordine sparso».
Intanto restano sul tavolo i nodi legati alla carenza di personale, una questione che va avanti da alcuni anni, ma che con la pandemia si è accentuata. Baristi, cuochi, personale di sala, le figure più ricercate, in quanto «la stagionalità delle attività non attira il personale che preferisce lavorare nelle attività che offrono prospettive occupazionali più stabili».
L’altra criticità è quella relativa al salvamento: senza un numero sufficiente di bagnini i balneari rischiano di trovarsi in difficoltà nel garantire un servizio obbligatorio, quello del salvataggio, senza il quale non possono aprire l’attività.