Ancona-Osimo

Vaiolo delle scimmie, Giacometti: «Al momento non c’è rischio pandemia»

La malattia, che conta due varianti, una più grave e una meno, si era diffusa già due anni fa. Poi ad agosto un caso in Svezia con allarme dell'Oms

Febbre, medicinali (Foto di Steve Buissinne da Pixabay)

ANCONA – «Al momento non c’è rischio pandemia da vaiolo delle scimmie. Ci sono dei casi in diversi Paesi del Mondo, ma non è ancora diffusivo come una pandemia». L’infettivologo Andrea Giacometti interviene dopo l’articolo di un gruppo di accademici mondiali pubblicato su Plos Global Pubblic Health nel quale evidenziano la diffusione del vaiolo delle scimmie oltre l’Africa, sostenendo la necessità di fermarlo con i vaccini per contenere l’epidemia. «Per fermare il virus serve educazione – dice il primario della Clinica di Malattie Infettive dell’ospedale Torrette di Ancona -, occorre informare le persone sull’esistenza di questa epidemia e su come si trasmette. Poi il vaccino è uno strumento utile di prevenzione».

L’infettivologo Andrea Giacometti

La malattia, spiega l’esperto, si era già diffusa due anni fa, nel 2022, con la variante Clade 2 del virus. Poi ad agosto di quest’anno l’Oms ha dichiarato una nuova emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale dopo un caso di Clade 1 registrato in Europa. «Il ceppo più pericoloso è il Clade 1 – prosegue -, il virus si è sviluppato in Congo e dà una mortalità tra il 4 e il 10% dei casi, una quota che nei Paesi meno ricchi raggiunge il 10%». Un primo caso di Clade 1 fuori dal continente africano è stato registrato questa estate in Svezia.

«La malattia, entrambi i ceppi – spiega – si trasmette per via sessuale e serbatoio dell’infezione sono gli animali, soprattutto roditori. La mortalità nel caso del Clade 2 è molto più bassa rispetto all’altra variante ed è contenuta sotto l’1%». I sintomi nella fase iniziale sono difficili da individuare perché comuni anche a quelli di altre malattie.

Per quanto riguarda il Clade 1 il periodo di incubazione è piuttosto veloce: «Dopo 5 giorni al massimo dal contagio compaiono febbre, mal di testa, malessere e linfonodi ingrossati, sintomi caratteristici di molte malattie, poi dopo circa due-tre giorni compare un’eruzione cutanea che spesso parte proprio dagli organi sessuali, come ad esempio una piccola macchia della pelle, una lesione che si trasforma in vescicole piene di liquido ricco di virus che poi si rompono e danno origine ad una crosta. Anche gli asciugamani e gli abiti possono trasmettere il virus, il vaiolo resiste in ambiente esterno anche per diversi giorni».

Alla fase eruttiva della malattia possono seguire complicanze che includono encefalite, miocardite, epatite. Il ceppo Clade 2 ha invece una fase di incubazione più lunga di circa due settimane.

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