ANCONA – La solenne apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, da parte di Papa Francesco, nella giornata della Vigilia di Natale, sancisce l’inizio ufficiale del Giubileo ordinario 2025. Il rito più emozionante è l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro, mentre nei giorni successivi saranno aperte anche le altre porte situate nelle basiliche maggiori di Roma: San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le mura e Santa Maria Maggiore. Quest’anno, Papa Francesco, eccezionalmente aprirà anche una quinta Porta Santa, quella del carcere di Rebibbia.
Ne parliamo con monsignor Fabio Dal Cin, arcivescovo prelato di Loreto delegato pontificio. Quale messaggio vuole lanciare Papa Francesco?
«Il giubileo, che inizierà con il rito dell’apertura della Porta Santa, ha come tema “Pellegrini di speranza”. Il Santo Padre ha voluto che questo anno di grazia fosse tutto incentrato sulla speranza. È la speranza che dà il coraggio di formarsi una famiglia, di seguire una missione importante per sé stessi e per la comunità, che indirizza i giovani nella giuste strade senza cadere nella disperazione. La speranza mette le ali alla nostra vita. È Cristo la nostra speranza: il centro del Giubileo è Gesù in mezzo a noi. La sua nascita quella notte a Betlemme 2024 anni fa è in assoluto l’evento più importante del mondo che governa il tempo dividendo la storia in prima di Cristo e in dopo Cristo. L’auspicio è che il Giubileo non sia solo un evento esteriore ma l’occasione per il mondo di accogliere la pace di Cristo e sia così sconfitta ogni forma di guerra».
Come si legano le basiliche di San Pietro e Loreto? E cosa rappresenta la Santa Casa di Loreto nell’anno giubilare?
«La Santa Casa è il luogo dove il Verbo si è fatto carne; tra quelle tre pareti Maria ha ricevuto l’annuncio angelico, ha pronunciato il suo “Eccomi” al disegno di Dio e ha concepito il Verbo del Padre. Maria ci ha portato al mondo Gesù, la nostra unica speranza. Lei è la Madre della Speranza. Penso agli innumerevoli pellegrini che arrivano alla Casa di Maria portando nel cuore una domanda di speranza. Padri e madri che chiedono il dono dei figli, coppie di sposi che si affidano all’amore della Santa Famiglia di Nazareth, persone che cercano la forza della fede e la luce della speranza per affrontare la prova delle malattie e delle sofferenze, giovani che si appoggiano al Sì di Maria e di Giuseppe per prendere le loro decisioni, uomini e donne che rinascono a vita nuova nel Sacramento della Riconciliazione e ritornano a casa portando nel cuore la consolante presenza di Maria, la Madre che ci tiene uniti a Gesù. Alla Casa di Maria tutti possono ritrovare quella speranza che è Cristo. La Santa Casa insegna a lasciarsi prendere per mano da Maria e da Giuseppe per accogliere Gesù, così come loro hanno fatto 2024 anni fa. Così il nostro cuore sarà invaso da quel torrente di fiducia che ci renderà capaci di riscoprire, annunciare e costruire la speranza che questo giubileo ci invita a perseguire».
Papa Francesco ha invitato i credenti a “diventare cantori di speranza in una civiltà segnata da troppe disperazioni”: in un momento storico come quello presente, segnato da guerre che sembrano non finire mai, come si può ritrovare la speranza di raggiungere la pace?
«La speranza che viene da questo Giubileo non è da intendersi come un banale ottimismo di chi non si rende conto del malessere e dei guai di questo nostro tempo. È la certezza che Gesù, nato a Betlemme, continua ad entrare – attraverso la sua Parola e il suo Corpo eucaristico – nelle nostre rovine interiori ed esteriori per rifare unità tra Dio e noi, all’interno del nostro cuore, di ogni famiglia, della società. Dio viene non a dividere, non per ferirci, ma a ricucire le nostre divisioni e a rendere possibile la fine di conflitti e guerre. La pace si raggiunge quindi aprendo a Cristo la porta del nostro cuore, meditando il Vangelo, vivendo i sacramenti, accogliendo i bisognosi. E questo non solo a Natale, o in questo anno santo, ma tutti i giorni cosicché Gesù possa continuare a nascere nel cuore degli uomini».