Ancona-Osimo

Vittoria di Trump, l’economista Gallegati di Univpm: «Transizione ecologica a rischio. Con i dazi tempi duri per Europa e Marche»

La leadership europea e gli effetti sull'economia italiana e marchigiana, in particolare, analizzati dall'esperto dell'Università Politecnica delle Marche

bandiera americana, Usa, Stati Uniti
(Foto di Ralph da Pixabay)

«L’America molto probabilmente continuerà ad appoggiare Israele, mentre potrebbe ritirare gli aiuti all’Ucraina, un fatto che potrebbe porre fine al conflitto con la Russia che finirà per tenersi i territori conquistati». Secondo l’economista dell’Università Politecnica delle Marche, Mauro Gallegati è questo lo scenario più probabile nella crisi in Medio Oriente e nel conflitto Russia-Ucraina a seguito dell’elezione del repubblicano Donald Trump a 47° presidente degli Stati Uniti.

Secondo Gallegati, i dazi che Trump più volte ha annunciato di voler introdurre per le importazioni da altri Paesi «ai prodotti dei settori ad alta intensità di lavoro potranno avere effetti negativi pesanti sull’economia italiana e in particolare su quella delle Marche». L’esperto spiega infatti che, tra le esportazioni europee verso gli Usa, ci sono «molte produzioni, fra le quali quelle nei settori dell’acciaio, delle auto e soprattutto dell’agroalimentare, dei macchinari e della moda, settori, questi ultimi tre, che toccano in particolare le imprese marchigiane. Con l’introduzione dei dazi prevedo tempi duri per l’Europa in generale e per le Marche in particolare».

Cosa cambierà in materia ambientale con un presidente che sembra meno attento agli asset green? «Il tema ambientale dovrebbe preoccupare tutti e invece se ne parla poco. La crisi ecologica è costituita da due componenti: il riscaldamento globale e la perdita di biodiversità. Siamo sull’orlo di una nuova estinzione di massa e abbiamo davanti grandi sfide, è un tema che dovrebbe coinvolgerci tutti. Trump quando è stato eletto la prima volta aveva fatto uscire gli Usa dall’accordo di Parigi, probabilmente farà lo stesso anche questa volta. La transizione ecologica è costosa e il nuovo presidente ha già detto chiaramente che vuole salvaguardare l’industria e l’agricoltura americane. Ogni anno che passa la crisi climatica peggiora, e fra quattro anni sarà ancora peggio di oggi».

L’Europa che ruolo potrà avere e a che condizioni potrà pensare di avere una leadership globale? «L’Europa si sta distruggendo. Oggi ha la possibilità di uscire dall’ombrello statunitense-Nato e di avvicinarsi alle economie mondiali emergenti, i Paesi cosiddetti BRICS, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ma non sembra sufficientemente coesa per farlo». Una mossa che secondo l’economista gioverebbe all’economia dell’Unione Europa dal momento che «non c’è più un ruolo trainante degli Usa. Cina e India, ormai sono questi i Paesi a cui guardare e sono questi che domineranno la scena fra 20 anni».

Il professor Gallegati cita un esempio emblematico: «Se guardiamo la produzione di articoli scientifici degli ultimi 10 anni – dice – nei primi 10 posti, nove sono occupati da università cinesi e uno solo da università americane (Harvard). I cinesi non fanno più solo i giocattoli per i bambini, ormai sono capaci di mandare razzi sulla Luna».