ANCONA – Tanti auguri, nonna e nonno! Oggi, 24 luglio, è la giornata mondiale dei nonni e degli anziani. Una figura e un ruolo, quello dei più agés, cambiati nel corso del tempo, ma tutt’ora fondamentali. Non solo dal punto di vista economico, visto che molte famiglie si reggono finanziariamente sulle pensioni dei nonni. Nonni che talvolta contribuiscono, con la loro pensione, ad aiutare i propri figli nel mantenimento dei nipoti.
Non solo, dicevamo, dal punto di vista economico, perché i nonni sono un punto di riferimento anche sotto il profilo affettivo e relazionale. Di questo, abbiamo parlato con la presidente dell’Ordine degli psicologi delle Marche (Opm), Katia Marilungo.
«I nonni hanno avuto grande evoluzione nelle famiglie e a volte purtroppo ci sono stati aspetti e risvolti più tristi. Dico questo – spiega la dottoressa – perché oggi si tende a fare figli molto più tardi e quindi i nonni si ritrovano a fare i nonni in un’età più avanzata rispetto al passato. Se prima c’era la figura del nonno più giocosa e a volte più al passo coi tempi, la grande evoluzione tecnologica ha creato delle difficoltà: non tutti i nonni, ad esempio, sanno maneggiare uno smartphone e sono al passo con le tecnologie».
«E questo fa riflettere se pensiamo che oggi i ragazzini potrebbero preferire i tablet al gioco del nascondino. Invece, una volta, si facevano moltissimi giochi di società e i piccoli trascorrevano il tempo a giocare a carte con gli anziani della famiglia». E invece ora i ragazzi e i bambini tendono più al gioco tecnologico, rispetto al gioco fisico.
È proprio qui, però, che si nota l’importanza di questa figura: «I nonni – prosegue la psicologa – possono essere utili oggi ancora di più rispetto al passato per riscoprire quei giochi di società, quelle attività passate, quei racconti e quella memoria (anche di valori), storica e familiare». I racconti degli anziani che sono anche molto lontani servono a rimpiazzare l’epoca dove tutto scorre troppo velocemente per mezzo di uno schermo.
In tutto ciò, c’è il fronte covid: «La frequentazione nonni-nipoti – riprende Marilungo – è venuta meno per paura del contagio. Per proteggere gli anziani più fragili, si è evitato il contatto coi più giovani. E questo ha portato all’isolamento degli anziani, che hanno perso il loro ruolo». Eccola la foto più attuale e recente degli ultimi due anni.
Riscoprire la memoria, è questa la forza degli anziani: spolverare i racconti di un nonno che scriveva col calamaio, dei ricordi della guerra, di fatti che sembrano ormai riposti solo nei libri di storia. Una nonna che scrive lettere al marito al fronte, e un anziano che perde il suo migliore amico in guerra. «Ma ci sono anche i valori, come quello della famiglia, dello stare insieme e della condivisione. Nelle due generazioni passate, questi valori erano più frequenti» – illustra la presidente dell’Opm.
Un tempo, c’erano famiglie patriarcali e allargate, si viveva tutti assieme, come una piccola tribù: genitori, figli, nonni, nipoti e cugini. Oggi, invece, spesso le famiglie sono composte da genitori-figli e centri estivi. Già, perché «a volte non si sa neppure dove lasciare i ragazzi durante la pausa estiva. E quindi si ricorre a centri estivi per sopperire a questa sorta di mancanza di famiglia. E i nonni invece dovrebbero rappresentare il punto di riferimento, compatibilmente al loro stato fisico e mentale».
Ma quale l’influenza dei nonni sulla psiche? «Non possiamo dire che chi non ha i nonni viva peggio, ma sicuramente stare a contatto coi nonni è positivo, perché l’autostima del bimbo e la sua sicurezza personale si forma anche grazie al contesto di accudimento che ha, all’amore e ai feedback positivi che riceve. Di conseguenza, se questi feedback sono ricevuti sia dai genitori sia dai nonni, questo contribuisce a strutturare in modo più sano la personalità del ragazzo. Sempreché – chiaramente – il contesto sia sano».