ANCONA – Diminuisce la tari in Italia, ma non nelle Marche dove per il 2017 spiccano gli aumenti di Ancona (24,9%) e Ascoli Piceno (28,8%) rispetto al 2014. È quanto risulta dallo studio condotto dal Servizio Politiche Territoriali della Uil, che ha elaborato i costi in 100 città capoluogo di provincia, per una famiglia con una casa di 80 mq e 4 componenti, con reddito Isee di 17.812 euro. A fronte, infatti, di una media italiana che registra un andamento del +1,1% tra il 2014 e il 2017 – ma con una flessione, in particolare, dell’1,8% nell’ultimo anno – nelle Marche la situazione è in controtendenza.
La Tari più alta nel 2017 è registrata a Pesaro, con 309,26 euro, seguita da Ancona con 271,32 euro e da Ascoli Piceno con 191,52 euro. Diminuisce invece in misura consistente (12,3%) la tassa a Macerata, dove dal 2014 ad oggi è passata da 200 a 175,38€, l’importo più basso rispetto a quelli degli altri capoluoghi di provincia marchigiani.
«Sono importi che incidono notevolmente sui bilanci delle famiglie, che rimangono sotto la crescente pressione del prelievo fiscale – sottolinea Graziano Fioretti, Segretario Generale Uil Marche – è necessario intervenire sui costi che determinano la Tari: la raccolta, lo smaltimento e l’evasione. È indispensabile che i soggetti che operano nel settore giungano ad una visione armonizzata della gestione per rendere più omogeneo il servizio e i costi su tutto il territorio regionale, anche tenendo conto della situazione fortemente differenziata relativa agli impianti. Un approccio che potrà consentire di realizzare una maggiore efficienza e, quindi, un taglio dei costi per i cittadini. Senza trascurare l’aspetto dal punto di vista dei lavoratori. La raccolta porta a porta, seppur fondamentale specie in certi contesti urbani per realizzare la differenziata, ha reso indispensabile reintrodurre il lavoro totalmente manuale, che produce forte usura sul lavoratore: aspetto su cui riflettere bene e trovare delle soluzioni, prima che tutto ciò oltre che in drammi personali si trasformi in pesanti costi sociali».