ANCONA – «Terrorizzati di portare a casa la “bestia” andiamo su strada per soccorrere dettandoci le regole della sopravvivenza che nessuno ci ha dato su questa pandemia». In una lettera di quattro pagine gli autisti soccorritori, tutte quelle figure che guidano un mezzo sanitario, hanno affidato alla loro associazione, il Coes Italia, la guerra che stanno combattendo contro il Covid-19 sentendosi invisibili.
Invisibili proprio come il virus che cercano di debellare perché «non siamo nemmeno una figura professionale riconosciuta», ma lavorano «spalla a spalla con medici e infermieri rischiano il contagio ad ogni intervento». Del Coes fanno parte tutti gli operatori delle regioni, da nord a sud compreso il centro Italia dove le Marche hanno un triste primato di tamponi positivi e ricoveri nelle terapie intensive.
La voce degli operatori arriva con la morte dell’autista soccorritore Giorgio Scrofani, in servizio alla Potes di Calcinelli (Pesaro-Urbino), deceduto ieri mattina, 30 marzo: «Anche noi abbiamo paura – dicono Giovanni Morresi, consigliere Coes per l’Emilia Romagna e Marco Necchini, vice presidente Coes Italia, in rappresentanza di tutti gli autisti soccorritori d’Italia -. Le nostre braccia sono stanche ma siamo presenti per coprire i turni, siamo pronti a pagare il prezzo per noi stessi ma non siamo pronti a farlo pagare ai nostri cari. Quando timbriamo il cartellino veniamo travolti da un mondo assurdo, inimmaginabile per quelli che ancora continuano ad andare allegramente in giro fregandosene delle regole».
Gli autisti soccorritori del Coes dicono di vedere «pazienti che vengono esclusi dai percorsi di salvezza a causa dell’avanzata età perché non ci sono più risorse per tutti. Poi sottolineano la poca formazione ricevuta su questa emergenza. «A causa di questo virus maledetto – aggiunge Emanuele Storani, tesoriere Coes Italia e autista soccorritore all’Asur Marche Area Vasta 3 – sono già morti quattro autisti di ambulanza in Italia e, notizia di stamattina, uno a Pesaro. Esistiamo anche noi insieme a medici ed infermieri, stiamo morendo come loro».
Il figlio di 7 anni di un autista soccorritore di Orzinuovi (Brescia), Emil Fisogni, 43 anni, ha disegnato per il papà un ambulanza con scritto “Anche se c’è il Coronavirus il mio papà va a lavorare”. Il bimbo si chiama Samuele ed è diventato la mascotte degli autisti soccorritori. Quel disegno dà forza a chi guida un ambulanza e tornando a casa non può abbracciare i propri cari per timore di contagiarli se avesse il virus.