ANCONA – «Subito un nome autorevole per l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale, per non perdere il treno della ripresa post Covid». Il capogruppo dei dem Maurizio Mangialardi ha scritto al ministro per le Infrastrutture Enrico Giovannini per sollecitarlo a provvedere ad una nuova nomina alla guida dell’Authority.
Nella giornata di ieri anche il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, si era espresso sulla questione definendo il ritardo nella nomina del successore di Rodolfo Giampieri «un danno enorme all’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale».
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti deve infatti sciogliere la riserva dopo la bocciatura in Commissione Trasporti al Senato e il via libera della Camera della nomina dell’ingegnere romano Matteo Africano, sul cui nome, proposto dal Ministero in una terna di tre nominativi, c’era stata la convergenza del presidente Acquaroli e dell’omologo Abruzzese Marsilio.
Se da un lato il governatore marchigiano chiede che si stringa il cerchio per non continuare a lasciare l’Authority al palo, dall’altro lato Mangialardi continua a chiedere un nuovo nome alla guida dell’importante infrastruttura. «Mentre il presidente Acquaroli – dichiara il capogruppo dei dem -, dopo aver largamente contribuito a paralizzare l’Authority assecondando gli opachi giochi politici romani del suo partito con la difesa a spada tratta della candidatura di Matteo Africano, non sa far altro che dirsi perplesso, questa mattina ho formalmente scritto al ministro Enrico Giovannini per chiedere un suo intervento volto a sanare il vuoto dirigenziale venutosi a creare dopo la scadenza del mandato di Giampieri».
Secondo Mangialardi «è necessario in un frangente così delicato, dettato dalla necessità di agganciare il treno della ripresa post Covid e di intercettare le risorse che giungeranno dal Recovery fund, che l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centrale abbia una guida salda e autorevole. Auspico che il ministro Giovannini prenda in mano la situazione per individuare una nuova figura, questa volta davvero competente e consapevole dei bisogni del territorio che, come chiedono peraltro imprese e organizzazioni sindacali, permetta all’Authority di tornare a rappresentare il perno del tessuto produttivo del porto di Ancona e dello sviluppo della rete dei porti marchigiani».
La richiesta di scrivere al ministro per accelerare l’iter della nomina era stata formalizzata ieri dalla Filt Cgil Marche. «Ci piace ricordare che il presidente rappresenta tutta l’Autority – scrive il sindacato in una nota stampa -, nata dalle lotte dei lavoratori, delle imprese e anche delle istituzioni locali che, con il tentativo dell’allora ministro Lupi, avrebbero voluto il porto di Ancona raggruppato ai porti del nord Adriatico facendogli perdere la sua collocazione di porto core di II livello. Fu grazie allo sciopero generale dei porti del 6 marzo 2015 che il ministro Del Rio dette una accelerazione a quel cambiamento che chiedevano sia le parti sociali sia le istituzioni locali per non disperdere il patrimonio di competenze, collocato in un quadro europeo che fa riferimento alle reti TEN-T».
La Filt rimarca che nonostante la pandemia i numeri dell’Authority «dimostrano come quella scelta sia stata felice. E questo merita un salto in avanti con la nomina di un presidente con competenze chiare e certe, così come prevede la legge, ma soprattutto legato al territorio. Infatti, all’interno del porto entrano quotidianamente circa 6.000 lavoratori con tutti i problemi che ciò comporta e cioè legalità negli appalti, salute e sicurezza, applicazione dei CCNL, autoproduzione e tanto altro e il presidente gioca un ruolo fondamentale nel sistema economico del porto. L’immobilismo rischia di disperdere le opportunità di sviluppo delle Marche attraverso le grandi infrastrutture intermodali tema centrale nel Pnrr».
Secondo il sindacato «l’attendismo e una dilatazione dei tempi non sono più giustificati. Lo scalo ha bisogno di opere, in particolare per il Porto Internazionale di Ancona, il completamento della banchina Marche, il completamento degli spazi dietro la banchina, l’abbattimento di parte del vecchio molo per favorire l’ingresso più agevole dei traghetti, e altre opere ove si tenga insieme il tema della sostenibilità ma la necessaria ripartenza dello scalo dorico. Fondamentale è, infine, la realizzazione del collegamento con la viabilità nazionale che superi le difficoltà che da troppi anni pesano sulla città di Ancona e sull’economia del porto; l’uscita a Nord è purtroppo scomparsa dalle opere collaterali e finanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».