Ancona-Osimo

Avvocati, la delegazione del foro di Ancona al Congresso Nazionale a Roma

Maurizio Miranda, Presidente dell'Ordine: «La riforma della giustizia è ad un punto nodale. Il problema è sempre il personale»

Maurizio Miranda
Maurizio Miranda, Presidente uscente dell’Ordine degli avvocati di Ancona

ANCONA – L’avvocatura italiana si ritroverà in assise venerdì 23 luglio a Roma per discutere delle riforme della giustizia con i lavori del Congresso Nazionale Forense convocato in seduta straordinaria per discutere uno dei temi più caldi ed importanti come la riforma della Giustizia.

In rappresentanza del Foro Anconetano parteciperanno ai lavori quali delegati congressuali, il Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Ancona Maurizio Miranda, gli avvocati Paola Terzoni, Ludovica Dusmet, Mario Antonio Massimo Fusario, Siusy Casaccia Presidente del Comitato Pari Opportunità, Gianni Marasca Presidente del Consiglio Distrettuale di Disciplina.

Punto fondamentale del Recovery Plan, sono numerose le novità che il Ministro della Giustizia Cartabia sta predisponendo per prospettare all’Europa un modello di Giustizia più celere, efficace ed efficiente, temi su cui l’avvocatura anconetana si è già espressa più volte. Sul tavolo del Ministro trovano posto numerose ipotesi: dalla dibattuta separazione delle carriere tra la Magistratura Inquirente e quella Giudicante alle innovazioni da introdurre nel processo tributario e nel processo civile.

«Il momento è sicuramente importante – dice il Presidente dell’Ordine di Ancona Maurizio Miranda – e i temi che riguardano la riforma del processo penale stanno già registrando notevoli contrasti e opinioni divergenti da parte dell’avvocatura animando anche il dibattito politico». Chiaro il riferimento alla prescrizione, istituto che già era stato profondamente modificato dalla Riforma Bonafede, ampiamente criticata».

Anche le questioni che afferiscono al processo civile non sono di minore importanza ed urgenza. «Le ipotesi fino ad ora rappresentate non appaiono soddisfacenti – commenta Miranda – e, da quanto si è potuto leggere nelle bozze giunte alla nostra attenzione, si intende prevedere una riduzione dei termini processuali concessi ai difensori». «Se confermata si tratterebbe di una soluzione che non appare adeguata sia perché presuppone che il Giudice abbia una conoscenza completa della causa sin dalla prima Udienza sia in quanto incide su di un tempo di durata del processo, quello riservato alle memorie difensive ed istruttorie, che non supera gli 80 giorni» – spiega.

Secondo l’Avv. Miranda «non è certo un tempo di 80 giorni a rendere la durata del processo civile insostenibile sotto ogni profilo ma il problema sorge invece al momento finale del processo, quando il rinvio per la decisione è fissato ad oltre un anno dalla fine dell’attività istruttoria». Secondo gli avvocati anconetani «invece di comprimere in maniera ingiustificata il diritto di difesa sarebbe opportuno prendere finalmente atto, come già avvenuto in ambito sanitario, della grave insufficienza delle risorse riservate al pianeta giustizia e provvedere in maniera decisa ad incrementare il personale delle Magistrature così come quello amministrativo».