ANCONA – Sono 800 i bambini morti negli Stati Uniti, dal 1998 al 24 giugno 2019, all’interno dell’auto di famiglia per colpo di calore. A lanciare l’allarme su quella che è una vera e propria emergenza sono l’associazione No Heatstroke e il National Safety Council, che parla di 51 morti negli Usa solo nel 2018. Quasi la metà di queste morti è causata dalla disattenzione dei genitori: i bambini vengono dimenticati all’interno dell’auto, che nel giro di brevissimo tempo raggiunge temperature elevatissime. Nel 29% dei casi i bambini sono entrati da soli in auto, mentre nel 18% delle morti i genitori li hanno lasciati volutamente da soli a bordo, magari per fare la spesa o, peggio, per andare a giocare alle slot.
Ad Ancona lo scorso anno si sono verificati due casi giunti all’attenzione dei servizi sanitari, che fortunatamente si sono risolti senza conseguenze negative per la salute dei bambini. Ma in Italia alcune di queste situazioni sono sfociate nel dramma, con la morte dei piccoli dimenticati nell’auto. In Europa scatterà a breve l’obbligo dei seggiolini con dispositivo antiabbandono per contrastare le dimenticanze, anche se la miglior difesa restano sempre i genitori.
Ma cosa si rischia a lasciare un bambino da solo in auto?
«Innanzi tutto occorre precisare che si tratta di un reato», spiega il comandante dei carabinieri di Civitanova Marche, maggiore Enzo Marinelli. È abbandono di minori e, in questi casi, solitamente viene informata oltre alla procura ordinaria anche quella minorile, che potrebbe avviare indagini sociologiche volte ad appurare se il bambino è seguito adeguatamente. Il comandante dei carabinieri suggerisce di utilizzare i seggiolini auto con allarme antiabbandono, o in alternativa di dotarne quelli che ne sono privi. Un investimento necessario in questi casi, considerato che c’è in gioco la sicurezza dei propri figli, osserva Marinelli.
Ma come è possibile che un genitore dimentichi un figlio in auto? Sono episodi riconducibili a un «grande sovraccarico di stress», spiega la psicoterapeuta familiare Alessia Tombesi. «Viviamo con ritmi accelerati, abbiamo nella mente molte cose da fare ogni giorno e questo ci porta ad andare avanti per automatismi. Siamo convinti di aver portato i figli al centro estivo o all’asilo, mentre invece non lo abbiamo fatto, lo abbiamo solo mentalizzato. Un fenomeno dovuto all’eccessivo sovraccarico cognitivo, non c’è intenzionalità nel dimenticarsi i figli chiusi in auto, né un atto inconscio di compiere quel gesto. Succede perché siamo trascinati da un vortice di mille impegni che ci porta a dare per scontato delle cose che crediamo di aver fatto e che invece abbiamo dimenticato di fare. Ed ecco che poi purtroppo – conclude la dottoressa -, arriva la disgrazia, con delle conseguenze psicologiche disastrose».
Come evitare questo buco nero della memoria? «Occorre rallentare i ritmi, cercando di pianificare meglio le giornate – suggerisce la psicoterapeuta – . Ben vengano anche le tecnologie salvavita che oggi sono installate in alcune auto, ma la cosa più importante è quella di cercare di prevenire lo stress».
Tra i dispositivi salvavita per i bambini trasportati in auto c’è Waze, l’App navigatore di Google dotata di un promemoria bimbo in auto che ricorda ai genitori, una volta giunti a destinazione, che a bordo ci sono i bambini. Si utilizza dallo smartphone: basta scaricare l’App dal Play Store, cliccare sulla lente di ingrandimento, poi sull’ingranaggio (in alto a sinistra) e scegliere la voce promemoria, selezionando “Promemoria bimbi in auto”.