ANCONA – «Siamo soddisfatti era quello che volevamo». Francesco Vitali, fratello di Benedetta, commenta così la sentenza della Corte d’assise d’appello di Ancona nel processo per la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo alla cosiddetta “banda dello spray”, a carico della quale ha riconosciuto l’associazione a delinquere.
In primo grado la banda era stata condannata a pene tra i 10 e i 12 anni, dopo che i sei componenti, arrestati nell’agosto 2019, furono riconosciuti responsabili in concorso di omicidio preterintenzionale, lesioni personali, furto e rapina, ma non dell’associazione a delinquere.
«A tre anni e mezzo, quasi quattro, dalla strage, abbiamo adesso la condanna definitiva in questo primo filone processuale – spiega – , adesso guardiamo avanti e ci aspettiamo molto anche dall’altro processo, perché, come ho sempre sostenuto, se il locale fosse stato chiuso, tutto questo non sarebbe mai successo. Mi aspetto che tutti i componenti della commissione di vigilanza siano condannati».
Francesco Vitali, riferendosi alla banda dello spray, racconta che i componenti «questa mattina sono intervenuti per scusarsi, hanno detto di essere innocenti per le morti, ma dopo la strage alla Lanterna Azzurra hanno continuato a fare rapine e furti, penso che forse se non li avessero mai scoperti e arrestati, magari avrebbero continuato a farlo».
Soddisfatto anche il legale della famiglia Irene Ciani: «Il Procuratore generale ha fatto un grandissimo lavoro di ricostruzione, la famiglia Vitali è soddisfatta per il riconoscimento dell’associazione a delinquere e per la pena aumentata. Anche se nessuna condanna potrà mai restituire loro la figlia Benedetta, sentono che la giustizia c’è».
Fra 90 giorni arriveranno le motivazioni. «Ora aspettiamo l’altro processo che è altrettanto importante per i familiari – aggiunge -: verificheremo le posizioni di tutti i restanti imputati, anche degli amministrativi che dovevano controllare quel “maledetto” posto. Ci stiamo preparando».
Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 sei persone morirono nella calca scatenata dallo spray al peperoncino spruzzato nel locale, affollato di giovanissimi giunti per assistere all’esibizione del rapper SferaEbbasta, per mettere a segno dei furti di preziosi.
A trovare la morte nel fuggi fuggi dalla discoteca, all’esterno della quale cedette una balaustra, furono cinque adolescenti e una madre 39enne: Asia Nasoni, 14 anni, di Mondolfo (Pesaro Urbino), Emma Fabini, 14 anni, di Senigallia (Ancona), Benedetta Vitali, 15 anni, di Fano (Pesaro Urbino), Mattia Orlandi, 15 anni, di Frontone (Pesaro Urbino), Daniele Pongetti, 16 anni, di Senigallia (Ancona) e Eleonora Girolimini, la mamma di 39 anni, di Senigallia (Ancona) che aveva accompagnato la figlia nel locale. Più di 190 persone rimasero ferite.
Oggi, all’ultima udienza del processo d’appello, che si è svolta in Tribunale ad Ancona, i sei imputati della banda dello spray erano collegati in videoconferenza. In primo grado i giudici non avevano riconosciuto il reato di associazione a delinquere che il Procuratore generale, Ernesto Napolillo, ha chiesto in appello, insieme ad un aggravamento delle pene di sei mesi per ogni imputato. Una richiesta giunta anche dalle parti civili.
Ad Ugo Di Puorto e Raffaele Mormone, in primo grado erano stati inflitti 12 anni e 4 mesi, ad Andrea Cavallari 11 anni e 6 mesi, a Moez Akari 11 anni e 2 mesi, a Souhaib Haddada 10 anni e 11 mesi, mentre a Badr Amouiyah 10 anni e 5 mesi. In Tribunale ad Ancona procede intanto anche il secondo filone processuale, quello legato al rilascio dei permessi al locale, alle carenze strutturali e di sicurezza. Nove le persone a processo, le accuse vanno dal disastro colposo e cooperazione in omicidio colposo, alle lesioni fino al falso.