ANCONA – «Dovremmo tornare in zona gialla ma è evidente che è necessario che i cittadini non favoriscano gli assembramenti». Lo ha detto l’assessore alla Sanità della Regione Marche Filippo Saltamartini intervenendo nel pomeriggio del 2 novembre al convegno “Ricominciamo da qui” promosso da Anaao Assomed sulla sanità regionale. L’assessore ha posto l’accento sulla situazione presente al porto di Ancona, dove bar e ristoranti sono aperti per il traffico passeggeri, a due passi dal centro del capoluogo.
Saltamartini ha affermato che nei locali dell’area portuale ci si comporta troppo come se il Covid non ci fosse: «Il sabato e la domenica diventano il Covid free della città. Non possiamo sottacere che questi fenomeni non debbano avvenire e non possiamo neppure immaginare che dietro ogni persona ci sia un carabiniere». L’assessore ha spiegato che per evitare che la curva del contagio rischi di riprendere quota «dovremo lavorare anche sul civismo e il senso di responsabilità che ognuno di noi ha, soprattutto quando è a casa dei genitori anziani o dei nonni a cui portare in regalo il Covid può essere molto pericoloso».
Nel corso dell’incontro, il segretario regionale del sindacato dei medici dirigenti, Oriano Mercante, ha chiesto all’assessore di «mettere mano alla sanità delle Marche», penalizzata dallo smantellamento degli ospedali pubblici e dalle risorse «spese male». «La sanità pubblica è importante, così come gli ospedali pubblici – ha affermato Mercante – , non si può andare avanti a chiudere gli ospedali e privatizzarli come fatto a Pesaro, è una operazione sbagliata, vuol dire non dare fiducia alla sanità marchigiana».
L’altra nota dolente emersa con la pandemia per il segretario di Anaao è che «la sanità territoriale non era preparata ad affrontare l’emergenza: gran parte dei pazienti Covid non vengono visitati», mentre si fa affidamento sui dispositivi da remoto. Insomma una «sanità territoriale inadeguata ad affrontare l’emergenza Covid». Il vice segretario Daniele Fumelli ha invece sottolineato che «il sacrificio dei medici» ha permesso agli ospedali di fronteggiare l’ondata dei ricoveri al prezzo di turni estenuanti e contaminazioni da covid-19. Secondo il vice segretario occorre intavolare un «confronto serrato» fra medici e Regione per stilare un programma a lungo termine.
Alberto Balducci, autore del libro I barbari alle porte della Sanità pubblicato da Maggioli Editore, ha parlato di 60 miliardi di euro destinati alla sanità delle Marche nell’ultimo ventennio, «una cifra spaventosa, ma spesa male» ed ha sottolineato che sono mancate visione e programmazione. L’assessore alla Sanità ha auspicato per la regione «un modello di sanità marchigiana» che dia risposte ad una regione manifatturiera che «deve pretendere una sanità al top».
La strategia delineata da Saltamartini è quella di investire nello sviluppo servizi sanitari, nella formazione, nella produttività e nell’efficientamento delle specializzazioni, per evitare la mobilità verso il nord che ha definito «una palla al piede». Inoltre l’assessore ha dichiarato di voler potenziare «notevolmente anche la ricerca» puntando sui saperi presenti nel mondo universitario, da «applicare nelle corsie degli ospedali».
Cruciale poi la digitalizzazione del sistema sanità, creare un dialogo tra sanità pubblica e privata, dove l’ambito pubblico debba essere efficiente e meritocratico. «Bisognerà lavorare sulla contrattazione» e alla riorganizzazione del Cup per abbattere i tempi di attesa, inoltre l’assessore ha annunciato di voler adottare il procedimento amministrativo «per ogni atto» così da avere sempre un responsabile.
Alla domanda se ritenesse che la logica aziendalista in sanità abbia fallito, l’assessore ha detto «ho qualche dubbio che abbia funzionato». Saltamartini ha affermato «vediamo insieme quello che riusciamo a fare, senza buttare via tutto, ma con processo di revisione critica per vedere che tipo di sanità possiamo dare ai cittadini della nostra regione che meritano tanto. Cerchiamo di vedere come migliorare questo sistema: è una sfida». Un processo di revisione che secondo l’assessore dovrà partire «dai medici di famiglia, che non possono essere sostituiti dalle Usca».