ANCONA – Fabio Guiotto e una sfida mozzafiato: 400 chilometri dal Veneto alle Marche per sensibilizzare sulla fibrosi cistica. È l’ultima impresa del barista anconetano, proprietario di Bàgolo, in via Castelfidardo (una traversa di Corso Garibaldi, ndr). Guiotto, 48 anni e la passione (da sempre) per lo sport, ha coronato il sogno e unito così l’utile al dilettevole.
Una iniziativa per dare una svolta alla campagna di crowdfunding e mettere insieme soldi per acquistare attrezzature sportive che servono ai pazienti di fibrosi cistica durante i vari day hospital e i frequenti ricoveri che devono affrontare periodicamente i malati. È questo l’obiettivo dello ˊSpecial Triathlon per la fibrosi cisticaˊ.
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«Lo sport mi ha sempre accompagnato nella vita, è utile per darsi degli obiettivi, e questo è un sogno che si realizza, era tanto che volevo mettere in piedi un evento simile. Vorrei sensibilizzare su questa malattia genetica invisibile per cui non esiste ancora una cura», dice il triatleta Fabio, padre di Davide (17 anni), affetto da fibrosi. Anche mamma Raffaella, da quando ha scoperto questa patologia, si è dedicata anima e corpo alla causa.
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Lei, Raffaella Piazzini, è infatti la vicepresidente marchigiana della Lega italiana fibrosi cistica e spiega: «Originariamente era considerata una patologia pediatrica perché non si arrivava agli undici anni di vita. Ora, invece, soprattutto grazie allo screening neonatale, l’aspettativa di vita si è allungata e in media si può arrivare ai 40 anni. Lo sport? È un grosso alleato di chi ha la fibrosi. I pazienti – evidenzia la donna – devono infatti aiutare il polmone a liberarsi dalle secrezioni».
Si tratta «della malattia più diffusa fra quelle rare, una patologia genetica sistemica e multiorgano che coinvolge tutte le cellule dell’organismo. Le secrezioni del corpo sono più dense e di conseguenza il muco, sia quello polmonare che i fluidi degli altri organi (a partire dal pancreas, ad esempio) non riescono a svolgere la loro funzione, quella di eliminare batteri e virus». Si può arrivare a non respirare più.
Per questo lo sport è fondamentale e Fabio lo sa bene: «Partirò domani (10 maggio), accompagnato da alcuni ragazzi diversamente abili. Dalla Valdagno (in provincia di Vicenza) arriverò a Lonigo, percorrendo 40 chilometri di corsa. All’alba del giorno seguente, raggiungerò in bicicletta Portonovo facendo circa 350 chilometri. Prima, ero uno sciatore e la bici la usavo soprattutto d’estate, per allenare le gambe. Da quando vivo ad Ancona, invece, ho scoperto il triathlon che a dire il vero – riflette – ho un po’ stravolto, dato che di regola si parte dal nuoto, si passa alla bici e si finisce correndo».
Il tuffo di Fabio, nel capoluogo marchigiano, dove vive da oltre dieci anni, sarà domenica mattina (12 maggio), dopo aver trascorso la notte al camping ‘La Torre’. Una giornata che si prospetta soleggiata, quella del 12, e durante la quale raggiungerà a nuoto la spiaggiola di Numana per incontrare quanti lo aspetteranno al traguardo. Un’impresa eccezionale dal grande valore solidale, ma non solo simbolico. Che sia utile a far riaccendere i riflettori sulle cure, non ancora scoperte. Intanto la ricerca, per fortuna, va avanti. Anche per Davide.