JESI – «Nonostante non siamo ancora fuori dalla fase emergenziale legata alla pandemia, assistiamo tuttavia, con un certo orgoglio, alle buone performances registrate dal settore agroalimentare nell’ultimo periodo con i buoni risultati dell’export e della produzione. I dati da soli parlano chiaro: il settore agroalimentare nel suo complesso, tra agricoltura, trasformazione e commercio nelle varie forme, rappresenta un buon 15% del Pil raggiungendo l’importante traguardo degli oltre 500miliardi di euro di fatturato». Queste le parole dell’imprenditrice marchigiana, e presidente Cna Agroalimentare, Francesca Petrini sul comparto italiano, e oggi a Roma (giovedì 25 novembre) per partecipare agli Stati generali dell’Agroalimentare. Tra i relatori, Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Pina Picerno, Europarlamentare Commissione per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale.
«Il settore è secondo solo alla meccanica pertanto si può riconfermare quale settore trainante e pilastro dell’economia italiana. Se poi pensiamo che il 75% del sistema imprenditoriale italiano è formato da Pmi dove il 90% è costituito da microimprese, la soddisfazione è ancora maggiore dato che queste sono, non solo le imprese che rappresentiamo ma soprattutto l’ossatura portante di questo paese. La rinascita del settore agroalimentare non può dunque compiersi senza loro, anzi occorre proprio ripartire dai piccoli. Non si tratta di scommettere su un’affermazione che di primo acchito sembra una provocazione perché semplicemente è già realtà», spiega Petrini.
Poi prosegue: «È infatti proprio la realtà quotidiana a mostrarci come in condizioni di stress, queste “molecole
del capitalismo moderno” abbiano gli anticorpi per non ammalarsi e per resistere alle sfide. Da
sempre interpreti della tradizione più autentica, portatori sani di eccellenze Made in Italy,
innovatori per antonomasia, oggi hanno anche dimostrato il significato della resilienza quale valore
per la sopravvivenza di sé e delle comunità, restituendo strategicità a supply chain corte che
riducono l’insicurezza alimentare e favoriscono un approccio “one health”. Con i prodotti offerti,
rientrano anche tra le fonti di approvvigionamento preferite dal “new consumer”, sempre più
motivato da scelte d’acquisto basate su valori etici ed ambientali. Sono anche le nuove protagoniste di forme di turismo sostenibile come quella esperienziale e di prossimità».
Le nuove sfide del settore
«Le nuove sfide? Si chiamano ambiente, forme di agricoltura sostenibili come quella
biologica e rigenerativa, benessere animale, protezione degli ecosistemi, nuovi profili nutrizionali,
aspetto salutistico degli alimenti, etichettatura nutrizionale (convinti sostenitori del
nutrinformbattery contro il nutriscore), nuovi modelli alimentari, di consumo, spreco alimentare e
pratiche sleali, solo per citarne alcuni. Siamo al fianco delle imprese e con loro, siamo già in pista per portare la nostra visione che è visione circolare, d’insieme, ecosistemica, ben consci del concetto di giustizia intergenerazionaleche ci obbliga a ripensare al modello economico attuale. Il sistema economico infatti non può
crescere all’infinito in un sistema ecologico finito e già molto compromesso».