Ancona-Osimo

Blindati in casa e colpiti dal virus della paura, in quarantena è boom di ansiolitici

L'isolamento imposto dalle misure restrittive rischia di avere effetti a lungo termine sulla psiche. Ecco i consigli del primario della Clinica di Psichiatria di Torrette per gestire questa fase al meglio e per mitigarne gli esiti

ragazza, ansia, finestra
Foto di Free-Photos da Pixabay

ANCONA – Lontani dagli amici, separati dagli affetti, con la quotidianità stravolta e preoccupati per le conseguenze economiche del lockdown. Ce n’è a sufficienza per temere il peggio. Ed ecco che blindati in casa a causa del Coronavirus sono in molti quelli colpiti dal virus, ma non del Covid-19,  bensì da quello della paura. Mentre non cessano gli appelli a rimanere nelle proprie abitazioni per evitare di incorrere nel rischio di essere contagiati, intanto fra le persone isolate a causa di questa quarantena serpeggiano ansia, insonnia e abbassamento del tono dell’umore.

Il distanziamento sociale e l’isolamento certo non giovano a nessuno, ma quando tutto questo sarà finito, quale potrà essere l’effetto della quarantena sulla psiche delle persone? «Da quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato lo stato di pandemia, lo scorso 11 marzo, si sono rese necessarie in molti paesi del mondo misure straordinarie di contenimento dell’infezione che possono indurre modificazioni del funzionamento psicologico delle persone e stati di stress, soprattutto correlati all’isolamento fisico, alla separazione dai propri cari ed alla temporanea perdita di libertà» spiega lo psichiatra Umberto Volpe, primario della Clinica di Psichiatria di Torrette.

La conferma delle conseguenze, arriva anche da una recente rassegna della letteratura comparsa nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Lancet, nella quale esperti internazionali hanno evidenziato «la possibile comparsa di un crescente senso di frustrazione, vissuti di incertezza, senso di marcata solitudine e timori che vanno dalla paura del contagio alla preoccupazione per l’indisponibilità dei beni di prima necessità o, ancora, per l’inappropriatezza delle informazioni», dichiara lo psichiatra.

«Le eventuali risposte comportamentali e psicologiche che potrebbero insorgere nella popolazione generale in risposta alla pandemia e alle misure di contenimento nel lungo termine possono includere ridotta percezione di sicurezza, insonnia, ansia, rabbia inappropriata con possibili episodi di aggressività – osserva il professor Volpe – e possono determinare, a loro volta, comportamenti che mettono a rischio la salute, come l’incremento dell’uso di tabacco, alcool e sostanze, il ritiro sociale e  l’incremento della conflittualità familiare». Insomma il rischio che possano riesplodere dipendenze anche nelle persone che erano riuscite a ridurle o debellarle è dietro l’angolo.

Risposte comportamentali che a volte «possono sfociare in veri e propri disturbi psichiatrici, quali sindromi ansiose, reazioni acute da stress, sindromi depressive e disturbo da stress post-traumatico», prosegue, sottolineando che si segnala già a livello nazionale «un aumento della prescrizione di farmaci ansiolitici e dei trattamenti sanitari obbligatori per disturbo mentale nelle ultime settimane».

Come accaduto anche in altre recenti epidemie avvenute nel passato, «i cambiamenti comportamentali di medio e lungo periodo, soprattutto, l’evitamento dei luoghi affollati e degli spazi pubblici, potrebbero persistere anche per diversi mesi dalla fine dell’incremento dei contagi, con un aumento della gravità e la persistenza di disturbi psicologici direttamente proporzionale alla durata del periodo di quarantena».

Come gestire al meglio questa fase e le conseguenze che inevitabilmente comporterà? «In primo luogo, è opportuno limitare la durata e il tempo di esposizione ai messaggi mediatici preoccupanti e affidarsi a fonti di informazioni attendibili ed ufficiali, per evitare la diffusione di fake news e notizie infondate, e quindi potenzialmente pericolose – osserva – . In secondo luogo, è necessario costruire routine quotidiane, mangiare, bere e dormire regolarmente, per evitare di alterare i ritmi biologici di base, concedendosi anche pause e spazi di riposo adeguati dedicandosi anche ad attività divertenti o rilassanti come ascoltare musica, leggere un libro oppure parlare con un amico o un familiare».

Fondamentali secondo lo psichiatra il dialogo e il contatto con gli altri e  con i propri familiari, «per evitare il rischio di sentirsi isolati e favorire la condivisione di sentimenti di paura o vissuti traumatici». Dunque via libera alla tecnologia e agli strumenti digitali che rappresentano dei validi alleati per mantenere il contatto con il mondo esterno, a patto di «adottare sempre uno stile comunicativo chiaro ed ottimistico», precisa il professor Volpe.

Ma importante è anche «rispettare le differenze individuali: alcune persone hanno maggiore bisogno di sentire il contatto con gli altri, mentre altre preferiscono parlare meno». Essenziale poi «monitorare il proprio stato di benessere psicologico per individuare precocemente l’eventuale insorgenza di sintomi di tipo depressivo o correlati allo stress, quali tristezza prolungata, difficoltà a dormire, ricordi intrusivi. È possibile farlo autonomamente o avvalendosi della collaborazione di un familiare» sottolinea lo psichiatra che consiglia in caso «si ritenesse di soffrire di una sofferenza psicologica significativa» di chiedere aiuto, al proprio medico di famiglia o a centri specialistici.

A questo proposito agli Ospedali Riuniti di Ancona è stato istituito recentemente un servizio di counselling psicologico ad hoc e specifici ambulatori psichiatrici per i disturbi stress correlati e depressivi in modalità telematica. «È molto importante individuare precocemente tali condizioni e affrontarle tempestivamente – conclude -, soprattutto per evitare che diventino psicologicamente ancor più invalidanti».