ANCONA – Un autunno da dissanguamento è quello che si prospetta per le attività produttive del territorio. Rincari fino a tre volte la spesa dell’anno scorso. Il grido d’allarme delle imprese è più serio che mai. «Non scherzo, io chiudo» sentenzia Sandro Salvucci, titolare di Gelato Più. L’imprenditore ha visto letteralmente triplicare la sua bolletta dell’energia elettrica. «Ad ottobre dovrò pagare 12.500 euro – afferma Salvucci – contro i 4 mila dell’anno scorso». Stessa solfa per Anna Maria Marzella, titolare del ristorante La Taberna Braceria: «Duemila euro di elettricità e 1.984 di gas, contro i 980 euro e gli 890 che pagavamo prima». Un salasso senza precedenti. E il peggio deve ancora arrivare, perchè da settembre il prezzo dell’energia è destinato a salire ancora. «Se questo è lo scenario, non ci sono tante strade – continua la ristoratrice – vorrà dire che riconsegneremo le chiavi del locale».
Levata di scudi
Le associazioni di categoria rispondono con una levata di scudi: «Subito il tetto massimo al costo dell’energia, o molte attività non arriveranno nemmeno all’autunno» tuona Marco Pierpaoli, segretario generale Confartigianato Ancona, Pesaro-Urbino. Dello stesso parere i cugini della Cna: «Serve un intervento rapido del governo nazionale – auspica il referente territoriale Andrea Cantori – altrimenti rischiamo di vanificare l’ottima stagione estiva e ritrovarci in rimessa a fine anno». I presagi sono davvero nefasti. La preoccupazione è alle stelle. «Oltre a fissare un prezzo unico all’energia – spiega Massimiliano Polacco, direttore generale Confcommercio Marche – occorre portare avanti un piano d’urgenza sulla gestione dell’energia».
Il grido d’allarme
Dalla voce degli imprenditori traspare tutta la disperazione di vedere concretizzarsi il rischio di alzare bandiera bianca. Una resa che arriverebbe dopo due anni di sacrifici e sforzi disumani per uscire dalla crisi provocata dalla pandemia. E quando tutto sembrava essere alle spalle, lo scoppio della guerra e dell’inflazione. Alcune attività, tra l’altro, oltre ad essere particolarmente energivore, pagano lo scotto di una produzione stagionale. «Durante l’inverno ho gli stessi consumi dell’estate – spiega Salvucci – ma la vendita di gelato, per ovvi motivi, cala sensibilmente. E quindi mi troverei a dover pagare le bollette senza aver fatto il guadagno necessario». Una rimessa totale.
Caccia agli sprechi
L’unico stratagemma per cercare di contenere i costi delle bollette è limitare al massimo gli sprechi di energia. «Dovremo sospendere la produzione di gelati prima, quando il prodotto non ha più mercato» afferma Michele Zannini, titolare del Caffè Giuliani che a luglio si è visto recapitare una bolletta di 16.400 euro di energia elettrica. «Contro i 6 mila dello stesso periodo l’anno scorso» puntualizza l’imprenditore. «Ma i dipendenti non si toccano – assicura Roberto Picciafuoco, titolare del ristorante pizzeria Il Pincio – piuttosto eliminiamo l’utilizzo delle celle frigorifere in eccesso». «Oppure taglieremo i fabbricatori del ghiaccio – continua Zannini -, ma licenziare i dipendenti non è una soluzione». La speranza, per tutti, è di arrivare all’autunno con una manovra correttiva da parte del governo nazionale che possa garantire alle attività di proseguire attutendo quanto possibile il colpo del caro energia. Ma la prospettiva di mandare avanti un’azienda in queste condizioni lascia poco spazio alla tranquillità.