ANCONA – «Nessuna delle richieste presentate dalle nostre associazioni ambientaliste e animaliste è stata recepita dalla Commissione regionale». Interviene così il delegato Lac per le Marche (Lega Abolizione Caccia), Danilo Baldini, in seguito all’approvazione dell’atteso calendario venatorio per la stagione 2019-2020. «Come ogni anno, lo scorso 21 giugno, le nostre associazioni, insieme a quelle dei cacciatori, degli Ambiti Territoriali di Caccia e degli agricoltori, sono state convocate dal presidente della Commissione, Gino Traversini, all’audizione della stessa Commissione, tenutasi poi il 27 giugno, proprio per presentare eventuali osservazioni e richieste di modifica alla proposta di calendario venatorio – prosegue Baldini – . Quest’anno peraltro ci eravamo presentati con un documento unico e condiviso da ben 9 associazioni, ovvero le principali associazioni ambientaliste ed animaliste che operano nelle Marche e in Italia, in una coalizione che abbiamo chiamato “Alleanza”». Obiettivo dell’unione fra le associazioni quello di avere un maggiore peso “politico” nei confronti della Commissione. «Purtroppo – incalza Baldini – i nostri politici, in particolare quelli della maggioranza, pensano ancora che la caccia sia una questione di esclusiva pertinenza dei cacciatori e recepiscono quindi solo le loro istanze e richieste, ovviamente anche per ingraziarsi i loro voti, in vista delle elezioni regionali del prossimo anno. Il fatto è che però, come recita la nostra Costituzione: la fauna selvatica è considerata “patrimonio indisponibile” dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale. Quindi la sua tutela è nell’interesse non solo di tutti i cittadini italiani, compresa quindi la stragrande maggioranza che non va a caccia, ma anche di quelli stranieri, questo perché ad esempio gli uccelli, durante le loro migrazioni, si spostano da una parte all’altra del Pianeta per riprodursi o per svernare, per cui non possono essere considerati di “proprietà” esclusiva di uno Stato o di un popolo. Questo spiega il motivo per cui, nella redazione dei calendari e dei piani faunistici venatori, le amministrazioni regionali debbano tenere conto anche delle varie direttive comunitarie sulla tutela dell’avifauna migratoria e degli habitat naturali. Come pure si spiega il perché i cacciatori, per esercitare il loro “passatempo” di uccidere gli animali, siano tenuti a pagare una tassa regionale, cosa che non sarebbe logica se la fauna selvatica fosse di loro esclusiva pertinenza».
Le associazioni animaliste e ambientaliste lamentano che oltre al loro parere è stato «completamente ignorato» anche quello dell’Ispra, l’organo scientifico che sovrintende alla gestione della fauna selvatica e che, spiega Baldini «ha confermato molte delle nostre osservazioni» come «la pre-apertura ad alcune specie e l’apertura generale della caccia prima del 1° ottobre». «Come si sa la legge nazionale sulla caccia prevede l’apertura generale nella terza domenica di settembre, che quest’anno cade il 15 settembre. Da molti anni però, sempre per accontentare le richieste dei cacciatori, la Regione Marche anticipa sistematicamente l’apertura della caccia al 1° settembre, quando molte specie, a causa dei cambiamenti climatici, sono ancora in fase riproduttiva o di allevamento della loro prole. L’Ispra, nelle sue osservazioni al calendario venatorio delle Marche, si è spinta addirittura oltre, posticipando al 1° ottobre l’apertura generale a tutte le specie ornitiche e di piccola taglia come Starna, Fagiano, Quaglia, Tordo sassello, Folaga, Germano reale, Alzavola, Marzaiola. Canapiglia, Codone, Fischione, Mestolone, Moriglione, Pavoncella, Beccaccino, Gallinella d’acqua, Porciglione e Frullino. Per quanto riguarda la Tortora selvatica – osserva Baldini – , di cui le nostre associazioni avevano richiesto l’esclusione dalle specie cacciabili, a causa del precario stato di conservazione, l’Ispra aveva richiesto che fosse esclusa dalla pre-apertura, ma è stata completamente ignorata. Questo perché la pre-apertura della caccia nelle Marche viene fatta proprio per uccidere la Tortora, prima che questo uccello migri in Africa, cosa che avviene generalmente nel mese di settembre e quindi il posticipo della caccia ad ottobre per questo uccello avrebbe fatto venir meno il presupposto stesso della pre-apertura».
Baldini annuncia di aver già dato mandato ai legali per ricorrere contro il calendario venatorio, «concepito esclusivamente a favore dei cacciatori». L’obiettivo è quello non solo di difendere la fauna selvatica, patrimonio di tutti i cittadini, ma anche di tutelare coloro che vivono e lavorano in campagna e che, proprio a causa della caccia, subiscono un grave danno alle loro attività agricole ed agrituristiche, e un serio rischio alla loro incolumità personale».