Ancona-Osimo

Caccia, dal Consiglio Regionale via libera all’attività venatoria nei siti dove era vietata

Approvata la PDL che modifica e rafforza la Legge 7/95. Il commento di Lac e Federcaccia. Al centro della contesa la gestione dei cinghiali

Controlli dei Carabinieri Forestali

ANCONA – Si torna a caccia nei siti di Rete Natura 2000. Il Consiglio Regionale ha infatti approvato la PDL, Proposta di Legge, che di fatto ripristina l’attività venatoria nelle aree in cui era stata vietata in seguito all’accoglimento da parte del Consiglio di Stato del ricorso di WWF e Lac (leggi l’articolo). La caccia era stata sospesa motivando questa decisione con la mancanza di un Piano Faunistico venatorio regionale. Una questione che ha acceso il dibattito, in seguito al recente incidente che ha coinvolto un bambino osimano di 10 anni, colpito al volto da un piombino sparato da un cacciatore (leggi l’articolo). La PDL è approdata in Consiglio dopo l’unificazione da parte della II Commissione consiliare, delle 8 diverse PDL presentate sulla stessa materia. Al centro dello scontro la questione della caccia ai cinghiali, necessaria per le associazioni venatorie e inutile e dannosa per quelle contrarie alla caccia.

Duro il commento di Danilo Baldini, delegato regionale della Lac, Lega Abolizione Caccia: «Un blitz della politica questo emendamento, che abbiamo cercato in tutte le maniere di evitare mettendo insieme tutte le associazioni ambientaliste e dell’agricoltura per preparare una lettera di diffida ai politici regionali a non votare gli emendamenti, però poi i nostri legali ci hanno consigliato di non presentarla. C’è un mondo ambientalista e agricolo che si oppone a queste delibere sempre a favore del mondo venatorio. Adesso permetteranno di nuovo di andare a caccia nei siti Natura 2000, ma non ci arrendiamo e valuteremo con i nostri legali il da farsi. Penso che l’atto uscito dal Consiglio Regionale sia viziato di illegalità, e questo potrebbe far rischiare agli amministratori regionali una responsabilità penale e risarcimenti in caso di incidenti e di danni erariali, come è successo poco tempo fa in Alto Adige, quando sono stati condannati l’ex presidente della Provincia autonoma di Bolzano e altri funzionari. Riteniamo di essere dalla parte giusta e sicuramente non finisce qui la storia. Per quanto riguarda le dichiarazioni rilasciate dal presidente della commissione caccia Traversini per giustificare l’approvazione dell’emendamento che riconsentirebbe la caccia nelle aree della Rete Natura 2000 e cioè che il divieto della caccia al cinghiale avrebbe comportato un aumento di questi animali, con i conseguenti danni all’agricoltura e aumento degli incidenti stradali, in realtà è vero l’esatto contrario. Infatti è la caccia stessa che ha fatto aumentare questa specie in maniera esponenziale. A parte il fatto che sono stati gli stessi cacciatori ad aver introdotto per scopi venatori la specie di cinghiale ungherese, molto più grossa di stazza e prolifera, ed averla poi fatta incrociare con quella italica, molto più piccola e anche con i maiali. Ma recenti studi scientifici hanno dimostrato che i cacciatori prediligono uccidere gli esemplari adulti e le femmine dominanti, destrutturando quindi i branchi di cinghiali, generando quindi la dispersione degli individui giovani, che sono poi quelli che fanno più danni e facendo aumentare l’estro e la prolificità nelle altre femmine. Ma lo dimostrano in modo chiaro e semplice gli stessi censimenti faunistici del cinghiale, una specie che malgrado sia stata sempre cacciabile, aumenta ogni anno in maniera esponenziale, perché la natura, non solo nel caso dei cinghiali, ma in genere, quando si verifica una diminuzione degli esemplari in un determinato territorio e quindi un aumento della disponibilità di cibo, tende negli anni successivi ad aumentare la prolificità e anche il periodo fecondativo delle femmine».

Ivo Amico

Esprime soddisfazione invece il presidente di Federcaccia Ancona Ivo Amico: «Si torna allo status di prima. Ci aspettiamo qualche ricorso dalle associazioni anti caccia, ma siamo comunque soddisfatti, anche se di fatto occorrerebbe ragionevolmente confrontarsi ed evitare questi continui scontri. Ora la Regione dovrà mettere mano al calendario venatorio per aggiornarlo». Il presidente di Federcaccia Ancona ha anche auspicato di ricalcare il modello di organizzazione che hanno in Francia, dove esiste una sola associazione di caccia e una sola associazione di agricoltori, adattandolo alla realtà italiana e locale.

Luca Ceriscioli

Il presidente della Regione Luca Ceriscioli ha posto l’accento soprattutto sul problema dei danni causati all’agricoltura da parte dei cinghiali. L’ordinanza del Consiglio di Stato, che aveva vietato la caccia nei siti di Natura 2000, secondo il governatore non aveva considerato che nella legge regionale 7/95 era già contemplata una proroga dei piani faunistici provinciali in attesa della redazione del Piano regionale, un fatto che per Ceriscioli costituisce una tendenza a disconoscere gli atti legislativi delle Regioni. La PDL approvata da una risposta «alle esigenze di molti, non solo dei cacciatori – sottolinea il presidente regionale – ma anche in massima parte degli agricoltori che subiscono danni dai cinghiali che non sarebbero abbattuti a causa di questo divieto. La Regione ha ben presente questo problema e lo abbiamo dimostrato con atti e provvedimenti e misure mai approvate prima come per il Piano per il contenimento dei danni da ungulati dove abbiamo previsto parametri superiori a quelli indicati dall’ISPRA, ma ancora non sono sufficienti a limitare i danni, o anche l’estensione del calendario venatorio per l’abbattimento dei cinghiali per 11 mesi all’anno». Una convergenza, quella tra mondo venatorio e mondo agricolo, che Ceriscioli intende «sostenere con forza e che sarà una priorità anche del Piano Faunistico regionale».

L'intervento di Moreno Pieroni al convegno sul turismo di Senigallia
Moreno Pieroni

Nella PDL varata dal Consiglio Regionale sono previste anche «specifiche disposizioni tra le quali la più significativa è stabilire espressamente un termine massimo (31 dicembre 2019) per la protrazione dell’efficacia dei piani faunistici provinciali – ha detto l’assessore regionale alla caccia Moreno Pieroni – termine che corrisponderà alla redazione del Piano faunistico venatorio regionale per cui è già stato affidato lo studio per l’elaborazione del documento».