ANCONA – Si caccia ancora nei siti di Rete Natura 2000. Il Tar Marche ha infatti respinto la richiesta di sospensiva presentata da LAC e WWF. L’attività venatoria prosegue per altre due settimane, in attesa della decisione finale che arriverà con l’udienza del 23 gennaio prossimo.
«Il Tar Marche ha, purtroppo, respinto la nostra richiesta di sospensiva», commenta il delegato LAC per le Marche Danilo Baldini, «rimandando la decisione finale e di merito su tutta la questione riguardante il Piano Faunistico Venatorio regionale scaduto e sulle successive modifiche apportate dalla Regione, per aggirare le precedenti Ordinanze dello Stesso Tar e del Consiglio di Stato, che invece ci avevano dato ragione, all’udienza del prossimo 23 gennaio. Probabilmente – prosegue – la bieca strumentalizzazione messa in atto dall’assessore regionale alla caccia Pieroni sull’incidente mortale di Lodi unita alla campagna mediatica che ha fatto credere all’opinione pubblica di essere nel pieno di un’emergenza “cinghiali”, potrebbero aver avuto effetto sulla decisione dei giudici del Tar. Non è un caso infatti che tra gli oppositori alla nostra richiesta di sospensiva si siano ufficialmente dichiarate anche associazioni agricole come la CIA Marche, la Coldiretti e la Coopagri Marche».
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Una gestione, quella faunistica, che come spiega Baldini «ormai ruota intorno al cinghiale, l’esistenza ed il futuro stesso della caccia dipendono da questo tipo di caccia. I cacciatori, ovviamente, lo hanno capito da molti anni, come ho cercato di spiegare in questi giorni con i miei comunicati stampa sulla “strategia” di conquista del territorio da parte dei cacciatori per mezzo del cinghiale. Ma lo hanno cominciato a capire anche i politici, in primis quelli della Lega e del PD e di quest’ultimi ne sappiamo qualcosa noi marchigiani. Quelli che ancora non hanno ben compreso la pericolosità devastante di questo “disegno”, teso da un lato a far infestare il territorio da questa specie invasiva e dannosa e dall’altro ad elevare a “salvatori della Patria” proprio i cacciatori, che quella specie l’hanno introdotta e fatta moltiplicare, siamo noi ambientalisti ed anticaccia, perché troppo impegnati ad occuparci settariamente di singole problematiche, o peggio a litigare tra noi per personalismi o per primeggiare su futili questioni. Quando invece dovremmo unirci tutti insieme per impedire che avvenga quella saldatura tra il mondo venatorio, quello agricolo e l’opinione pubblica, su questioni come il cinghiale oggi o il capriolo domani, che artatamente e falsamente gli organi di informazione e, indirettamente, anche tutti noi con i social, contribuiamo a far percepire nell’immaginario collettivo come “problemi” emergenziali, come “invasioni” delle nostre città, come “pericoli” generalizzati, cosa che invece non sono assolutamente. Lo stesso meccanismo – conclude – peraltro adottato con l’altro “fenomeno” del nostro tempo, quello dell’immigrazione e degli sbarchi dei barconi sulle nostre coste, che guarda caso, tanta fortuna e consensi ha dato proprio a Salvini ed alla Lega. Comunque, personalmente e come delegato della LAC, continuerò a lottare e ad impegnarmi affinché questi concetti siano affermati e riconosciuti dalla maggioranza dei cittadini».
Nei giorni scorsi, la questione della caccia è ritornata alla ribalta della cronaca nazionale con l’incidente mortale accaduto sull’A1 tra Lodi e Casal Pusterlengo, causato dall’attraversamento di un branco di cinghiali.
Mercoledì 9 gennaio l’interrogazione alla Camera del deputato leghista Guglielmo Golinelli al Ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio, per chiedere una revisione della legge n. 157 del 1992 al fine di ampliare i poteri delle Regioni in ordine ai piani di caccia finalizzati al contenimento delle specie per le quali si rendono necessarie operazioni di controllo numerico.