ANCONA – «La tutela delle nostre bellezze naturali va di pari passo con la promozione territoriale delle unicità che solo la nostra città sa offrire: serve un progetto serio di messa in sicurezza e riqualificazione sostenibile della falesia del Cardeto-Conero. Serve farlo subito, prima che sia troppo tardi». Francesco Rubini, capogruppo SEL – Ancona Bene Comune, ritorna sulla frana che alcuni giorni fa ha interessato ancora una volta la falesia del Passetto.
Alcuni giorni prima di Natale, infatti, alcuni pezzi di roccia si sono staccati nella zona della Grotta Azzurra e sono piombati a ridosso delle grotte e della spiaggia. Un crollo avvenuto a tre mesi dalla caduta di alcuni massi nella stessa zona. Anche a settembre un crollo aveva infatti interessato la Grotta Azzurra, uno dei luoghi simbolo del Passetto. In entrambi i casi, tanta la paura, ma nessun ferito, considerate l’assenza di bagnanti durante l’inverno e l’interdizione del tratto, proprio a causa del pericolo legato alla caduta dei massi. Lo stesso pericolo c’è in altre zone della costa, ad esempio sulla spiaggia del Trave interdetta ai bagnanti, dove ripetutamente cadono massi.
«Non è la prima volta – denuncia Rubini – che assistiamo preoccupati alla situazione di incuria che caratterizza la falesia a sud di Ancona. Frane e crolli riempiono le pagine della cronaca locale da anni, nel silenzio assordante di chi avrebbe il compito di preservare il nostro territorio e l’incolumità dei fruitori delle nostre incredibili bellezze paesaggistiche. Parco del Cardeto, Grotta Azzurra, spiaggia della Vedova, le piscine Romane, Sardella, Mezzavalle. Surreale il menefreghismo con cui tutte le Amministrazioni succedutesi a Palazzo del Popolo non hanno affrontato la questione “falesia del Cardeto-Conero”, pezzo raro per caratteristiche storico-paesaggistiche, osservando incuranti l’abbandono di una costa tanto bella quanto sconosciuta e ignorando i tanti progetti che da anni invocano la realizzazione di una lunga passeggiata a mare tra il Duomo e il Monte Conero.
E così, mentre si sono spesi milioni per inutili ripascimenti e grandi incompiute, nessuno si è preoccupato di lavorare ad un progetto serio e lungimirante di messa in sicurezza della falesia anconetana costellata dalle “grotte”, uniche per la loro storia e specificità. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: prima di Portonovo c’è il nulla fatto di alcuni chilometri di costa completamente abbandonati, con accessi al mare chiusi da anni, ordinanze farlocche e un potenziale territoriale buttato letteralmente a mare. Nel frattempo però si propaganda il lungomare nord, vendendo ai cittadini un chilometro di passeggiata tra smog e traffico nella zona naturalisticamente più brutta della città, fuori da ogni connessione con il centro, nel mezzo dei traffici portuali».