ANCONA – L’Ancona è una società rinata i primi dello scorso mese di luglio. Il progetto del sindaco anconetano Daniele Silvetti è andato in porto e in quel porto ci ha condotto anche due vecchie e indimenticate conoscenze dell’Ancona del pallone, cioè Massimo Gadda e Vincenzo Guerini, cui poi s’è aggiunto Andrea Bruniera, vale a dire due giocatori e l’allenatore della squadra che nel 1992 conquistò la prima e storica promozione in serie A. Oggi Massimo Gadda allena i dorici, Andrea Bruniera è un suo collaboratore di campo e Vincenzo Guerini è presidente onorario della Ssc Ancona nonché il responsabile dell’area tecnica. A pochi giorni dalla riapertura del mercato e dopo tredici giornate di campionato è proprio lo storico mister a fare il punto della situazione: «Abbiamo passato un momento di difficoltà per i risultati che non arrivavano – ha spiegato Guerini stamattina allo stadio Dorico –, però siamo restati molto compatti, il gruppo è solido. Non abbiamo dovuto fare nessun tipo di intervento di richiamo, tutti si sono comportati benissimo. Poi magari non siamo tutti soddisfatti, ci piacerebbe giocare meglio, ma non si può avere tutto. Sembra che siamo usciti dal momento critico, siamo in linea con quelli che sono i programmi di inizio stagione, dal punto di vista sportivo. Gadda è stato molto chiaro a inizio stagione e il mio compito è stato quello di stare vicino al gruppo, e di programmare per il futuro una società forte. Perché senza quella non si va da nessuna parte».
Poi Vincenzo Guerini ha parlato del prossimo mercato invernale, che per i dilettanti apre il 3 dicembre, e dei rinforzi attesi, spiegando il suo punto di vista: «C’è da mettere mano a questa squadra. Ma la domanda che mi pongo è: vale la pena forzare la società per arrivare, magari, quinti invece che sesti? Guardo più avanti, mi piacerebbe forzare la società a primavera, per la prossima stagione. Oppure se si fa una scelta ora, bisogna farla pensando anche all’anno prossimo. Farei pochissimi cambiamenti ma buoni. Siamo già troppi. Ma l’anno prossimo sarò estremamente esigente. Chiederò un budget diverso da quello di quest’anno. Poi non sarà detto che chi spende di più vince, ma me la voglio giocare. Voglio che l’Ancona l’anno prossimo sia competitiva, magari insieme ad altre due, o tre, o quattro squadre». Servono un portiere e un attaccante, Guerini è chiaro. E parte dal portiere: «Laukzemis sembrava un po’ frastornato, Gadda ha fatto bene a dargli un po’ di riposo, gli altri due (Bianchi e Bellucci junior, ndr) si sono comportati bene. È un ruolo troppo delicato e importante, non si può più sbagliare. Ma Laukzemis sono convinto che farà carriera, magari in questo contesto non è andato così bene. Sono molto titubante sul cambiarlo, non è facile trovare un portiere forte, ma se dovessi decidere io direi attaccante e portiere. E nient’altro. Con qualche uscita. Ci siederemo con la società e vedremo. Ma per adesso non ho grosse pretese. Per quello che so c’è disponibilità a cercare di mettere mano alla squadra, se gli presentiamo un piano. Sono stanco di vedere sette giocatori in tribuna. Siamo ventotto, ma dovevamo fare così, all’inizio, non dimentichiamoci da dove siamo partiti».
Sul ruolo di Daniele Silvetti e sulla possibilità di inserire in società, in futuro, nuovi investitori, ecco come ha concluso Vincenzo Guerini, come sempre estremamente schietto: o sarà l’Ancona che vuole lui, cioè una squadra e una società che possono ambire al salto di categoria, oppure tornerà a casa, non per polemica, ma perché non serve uno come Guerini per galleggiare a metà classifica in serie D: «Sono spesso in contatto con il sindaco, anche lui è chiamato a dare risposte. Che pretendo nella costruzione della società per l’anno prossimo, perché ci dia una mano su varie cose, come il campo di allenamento, che ci deve essere e le chiavi dobbiamo averle noi, come gli sponsor. Ma queste cose non voglio saperle a giugno, le voglio sapere prima. Non per fare polemica, ma se non ci saranno queste condizioni, allora tornerò a casa. Perché non serve essere in tanti per arrivare a metà classifica in serie D. Se non rimango vuol dire che la società può permettersi questo. Che va bene per tanti ma non per me. Non avrebbe senso alla mia età che restassi qui per vivacchiare in serie D».