ANCONA – «Da tifoso ancor prima che da esponente politico – dice Angelo Eliantonio, coordinatore comunale Fratelli d’Italia-AN – il terzo fallimento in 13 anni non lascia più di tanto attoniti considerando i nomi degli attori in scena e il clima di disinteresse totale che si è respirato in città negli ultimi mesi.
Al di là delle responsabilità più o meno evidenti dal punto di vista gestionale di Sosteniamolancona, è passato oltremodo sottotraccia l’episodio chiave che ha segnato la fine del calcio ad Ancona; la cessione del 23% senza garanzia alcuna all’improbabile architetto romano Fabiano Ranieri, voluta fortemente dal presidente Gramillano pur di liberarsi rapidamente della patata bollente di una società con una perdita di 250mila euro, che lo presentò come “non avvoltoio”. L’inettitudine decisionale dell’ex sindaco e di qualche suo fedelissimo che aveva già partecipato alla fallimentare esperienza amministrativa conclusasi appena qualche anno prima, lasciano nelle mani di un fantomatico investitore romano senza nessuna garanzia come Ranieri la gestione totale della società; conosciamo poi le grottesche tappe successive. Dopotutto c’era da aspettarselo, gli anconetani sapevano già che fine fa tutto ciò che toccano questi personaggi in cerca, forse, di una riabilitazione politica in città».
A proposito di politica e del Partito Democratico «il disinteresse e la scelta di disimpegnarsi del sindaco Mancinelli di fronte all’ennesimo annunciato fallimento è la cartina tornasole di questa amministrazione; la città gestita come un legale gestisce un Cda, pronta a boicottare ogni barlume di emozione di una comunità cittadina che si ritrova attorno al tifo per la propria squadra, incapace di creare una città accogliente e di farla diventare riferimento dell’area metropolitana, della provincia e della regione anche dal punto di vista sportivo, che ad Ancona sta pressoché sparendo, ad ogni livello, per ogni disciplina. Un capoluogo di regione senza squadre che contano a livello nazionale, con strutture da terzo mondo».
Per il coordinatore di FdI-AN «rammarica ma non sorprende l’individualismo di una città prigioniera di se stessa e dei suoi retaggi, con una classe imprenditoriale che poche volte si è mostrata disponibile ad andare fino in fondo per progettare un futuro diverso per Ancona e le sue eccellenze. Ad esempio viene da chiedersi, perché i pochi imprenditori locali che hanno a cuore il calcio non sono intervenuti esattamente un anno fa quando la perdita di 250mila euro era ancora sanabile rispetto all’attuale buco superiore a 1,3 milioni? Perché il sindaco Mancinelli e la sua Giunta sono rimasti immobili ad attendere nel più completo disinteresse che la situazione precipitasse in maniera irreparabile prima di fare qualche, falsa, tiepida apertura? Perché l’uomo che era stato scelto come collante tra la società e il comune di Ancona, l’ex sindaco e presidente della fondazione Sosteniamolancona Fiorello Gramillano, non è mai finito sul banco degli imputati? Le domande sono tante e saranno ricorrenti mentre intorno c’è l’ennesimo disastro sportivo e calcistico, metafora di una città che mentre altre realtà corregionali fanno passi avanti continua a fallire gli appuntamenti con la storia e con se stessa per colpa di un bieco individualismo a tutti i livelli al quale occorrerà, ben presto, ribellarsi».