ANCONA – «Riprogrammare l’orario di lavoro nei cantieri edili per il caldo? È un tema molto complesso e certamente non risolvibile in breve tempo, inoltre, le eventuali soluzioni vanno ad incidere o sulle tasche dei privati, se si tratta di lavori provati, o su quelle del pubblico, se si tratta di opere pubbliche». A parlare è Stefano Violoni presidente Ance Marche, secondo il quale «bisogna valutare ogni aspetto, pro e contro, e serve un confronto serio e non propagandistico».
I sindacati Cgil, Cisl e Uil, che proprio ieri – 25 luglio – hanno avuto un confronto su lavoro e caldo con il governo chiedono di ricorrere alla cassa integrazione per quei lavori come l’edilizia, in cui i lavoratori sono costretti a lavorare al sole, alle temperature elevate che hanno caratterizzato le ultime due settimane, in cui si sono susseguite giornate da bollino rosso.
Una questione complessa in cui entrano in gioco le esigenze delle imprese e quelle dei lavoratori. «Gli orari – spiega il presidente Ance Marche – sono stabiliti dal contratto collettivo nazionale: fuori da quegli orari ci sono degli oneri aggiuntivi a cui l’impresa deve far fronte. È facile dare l’allarme e gridare al lupo – aggiunge Violoni – senza sapere cosa c’è dietro».
Anche la soluzione della cassa integrazione secondo il presidente Ance Marche «comporta una spesa per i cittadini, essendo pagata dallo Stato. Il tema esiste, ma bisogna conviverci. Se vogliamo che il Paese cresca e diventi più competitivo occorre portare avanti i lavori e guardare all’obiettivo finale». Il riferimento di Violoni è ai fondi del Pnrr che dettano tempistiche stringenti.
La soluzione di rimodulare l’orario di lavoro, magari iniziando l’attività presto per terminarla prima delle 14, quando le temperature raggiungono valori elevati, si scontra con i tempi di consegna dei lavori. «Per chi come noi esegue lavori di ristrutturazione di abitazioni private è impossibile iniziare alle 6 di mattina, in quanto il nostro lavoro produce rumore e lavorando vicino alle abitazioni verremmo richiamati» dice Marco Mazzuferi, co-titolare di una impresa artigiana edile con 8 dipendenti e sede a Castelbellino.
«Per venire incontro ai nostri lavoratori – dice Mazzuferi, consigliere provinciale Cna Costruzioni – stiamo cercando di lavorare all’interno delle abitazioni quando fa più caldo e di eseguire i lavori all’esterno la mattina e quando le temperature sono più basse, ma più di questo è difficile. Abbiamo provato a proporre un orario spezzato per evitare di lavorare nelle ore più calde, ma anche i nostri dipendenti preferiscono lavorare senza orario spezzato perché poi vogliono rientrare a casa».
Secondo l’artigiano si tratta di un tema reale, che va affrontato, specie se le ondate di calore dovessero proseguire, ma «trovare una soluzione non sarà facile, perché abbiamo da far quadrare i tempi di consegna e il mese di maggio piovoso ci ha ulteriormente rallentato».