ANCONA – «Gli eventi climatici sempre più estremi potrebbero produrre nel tempo un numero più elevato di morti di quelli sul lavoro». A dirlo è Roberto Danovaro, professore di Biologia Marina ed Ecologia dell’Università Politecnica delle Marche e presidente della Stazione Zoologica di Napoli. L’esperto, nel commentare la tragedia della Marmolada, dove il distacco di un seracco ha travolto un gruppo di alpinisti, uccidendone e ferendone alcuni e causando dei dispersi, pone l’accento sulla responsabilità dell’”inazione”, intesa come mancanza di una azione di contrasto ai cambiamenti climatici che negli ultimi anni stanno subendo una innegabile accelerazione.
La fusione dei ghiacciai, come quello che si è staccato dalla cima della Marmolada, è una delle manifestazioni degli effetti del surriscaldamento globale, legato alle temperature sempre più elevate, di alcuni gradi oltre le medie stagionali. Ma non è l’unico. Il clima negli ultimi anni diventa sempre meno prevedibile, e questo primo spaccato di estate, con un susseguirsi di ondate di calore, dovute alla presenza di anticicloni africani, e i conseguenti sconvolgimenti, stanno aprendo gli occhi a chi ancora si ostina a non voler vedere.
«Non solo non stiamo agendo, ma c’è una parte del mondo, come ad esempio alcuni filosofi, giornalisti o scrittori intervistati in televisione, che mettono in discussione i cambiamenti climatici senza sapere neanche cosa siano la meteorologia, la climatologia o le scienze dell’ambiente» dice il professor Danovaro. «Se questa estate continuerà così, potrebbe diventare la più calda degli ultimi 200 anni» osserva spiegando che il problema non sarà soltanto la siccità, ma anche i fenomeni estremi».
«Non è un quadro allarmistico – spiega – si tratta della semplice conferma di previsioni fatte dai ricercatori oltre 20 anni fa, che hanno previsto il trend di riscaldamento delle temperature medie. Ma la manifestazione di questo cambiamento è una alternanza tra ondate di calore, il problema che stiamo vivendo adesso, uragani anche in mediterraneo come ai tropici e le bombe d’acqua, con grandine e alluvioni che rischiano di caratterizzare il nostro autunno».
«La politica non si è mai impegnata seriamente, forse per mancanza di conoscenza della reale portata di questi fenomeni, per contrastare questo problema – spiega – la politica italiana ha affrontato solo le emergenze».
Secondo l’esperto, la transizione ecologica richiede degli adattamenti ai cambiamenti climatici che sono stati già identificati anche per il nostro Paese e permetterebbero di minimizzare gli impatti negativi per l’Uomo e aiutare gli ecosistemi e la biodiversità a resistere meglio. «Anche nel Pnrr ci sono misure che vanno in questo senso – spiega – come, ad esempio, le infrastrutture verdi, che rappresentano una opportunità straordinaria per migliorare la qualità di vita nelle nostre città o lo sviluppo di aree protette».
Per Danovaro «il problema del caro energia è importante, ma è solo una parte del problema e forse neanche quella più grande, poiché se non affronteremo il problema dei cambiamenti climatici ci saranno altri costi economici e sociali anche superiori». Tra gli interventi prioritari, secondo l’esperto, l’accelerazione nella realizzazione di impianti eolici e solari, insieme a un piano di protezione dell’ambiente che garantisca una rigenerazione del capitale naturale, che rappresenta il nostro vero bene comune.
Intanto a crescere sono anche le temperature medie dei mari che mettono in pericolo l’ecosistema, e il rischio, conclude è quello di «sviluppare morie massive e perdita di biodiversità negli ambienti marini più pregiati e vulnerabili, quelli che rendono speciale il nostro Belpaese».