ANCONA – «A quarantotto anni non è semplice trovare il lavoro come per un trentenne o un ventenne». Nelle parole di Leonardo, papà di 3 figli e dipendente dell’ipermercato Carrefour di Camerano, c’è tutta la preoccupazione e l’angoscia per l’imminente chiusura del punto vendita ubicato all’interno del centro commerciale Grotte Center dove lavora da 18 anni.
Una preoccupazione, quasi un nodo alla gola, che condivide con la moglie 42enne, anche lei dipendente dello stesso punto vendita, dove lavorano insieme da tanti anni e dove è sbocciato il loro amore. Una famiglia come tante altre la loro, con moglie e marito a lavorare nello stesso ipermercato, un mutuo per la casa sulle spalle da pagare e tre figli da crescere.
«Siamo molto dispiaciuti per questa situazione – dichiara la moglie Roberta –, non ci aspettavamo la chiusura dell’ipermercato e di certo non in tempi così rapidi: la preoccupazione è tanta specie perché restiamo entrambi senza lavoro, difficile ora immaginare il futuro». La coppia di coniugi osimani dal 1° aprile si ritroverà disoccupata e l’angoscia cresce: «Quando uno è giovane si può anche adattare a qualsiasi lavoro, ma alla mia età è tutto più difficile» afferma papà Leonardo. Tra le soluzioni paventate dall’azienda francese c’è quella di ricollocare parte del personale negli altri punti vendita del gruppo, ma nelle Marche non ci sono altre strutture e la più vicina è in Abruzzo, a L’Aquila, l’altra in Emilia Romagna, a Bologna.
Una ipotesi impraticabile che lascia l’amaro in bocca, per la sensazione di un impegno, da parte della direzione del gruppo, che di fatto non c’è: inoltre la maggior parte dei dipendenti del punto vendita di Camerano sono cinquantenni con famiglia e figli a carico, per cui un trasferimento non sarebbe semplice.
«In caso di emergenza si vaglierà anche questa soluzione, se non se ne trovano altre, ma per chi ha un mutuo da pagare e figli è tutto più difficile: i bambini hanno qui le loro amicizie, sradicarli completamente da dove vivono è un trauma che si dovrebbe cercare di limitare. Dobbiamo cercare di trovare un’altra sistemazione, è un problema che abbiamo un po’ tutti ora».
Un bivio non semplice, visto che la pandemia sta creando una voragine occupazionale di cui i primi effetti si iniziano a far sentire ora. A rendere, per gli 89 dipendenti la situazione più incredibile è il fatto che la chiusura arrivi proprio in un periodo in cui l’attività stava andando bene.
«Abbiamo cambiato tanti direttori in questi anni – prosegue -, l’ultimo ha fatto veramente la differenza in termini di fatturati e anche di sistemazione dell’ipermercato: l’anno scorso abbiamo visto crescere molto il fatturato e ci hanno sempre detto che stava andando tutto bene».
Il dipendente prosegue ricordando quella mattina del 1° marzo quando hanno saputo che l’ipermercato il 31 dello stesso mese avrebbe chiuso: «Quando ce lo hanno detto ci si è gelato il sangue: venivamo da un fine settimana buono, con tanta gente che veniva», ora con la pandemia in corso, spiega, «abbiamo rischiato la nostra salute stando a contatto con quasi 3mila persone al giorno».