ANCONA – «L’ospedale per noi è vitale». È con queste parole che il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini motiva le ragioni del gesto di protesta che hanno spinto questa mattina la giunta municipale ha scaricare un camion colmo di neve proprio davanti al palazzo della Regione Marche.
Al centro della questione l’esclusione dell’Ospedale di Cingoli dallo status di “area disagiata” sulla base del Piano Socio Sanitario regionale adottato dalla giunta Ceriscioli che ha riconosciuto questa condizione solo ai comuni di Amandola e Pergola.
Una mobilitazione in difesa del diritto alla salute dei cittadini che l’amministrazione comunale intende proseguire finché non verrà riconosciuto lo status di unico ospedale montano nelle Marche, dal momento che, come spiega lo stesso primo cittadino «si trova ad un’altezza di 631 metri sul livello del mare e da oltre un mese è sotto 30 centimetri di neve». «Abbiamo portato la neve per far toccare con mano il disagio in cui ci troviamo» spiega il sindaco: «il nostro ospedale ha delle criticità che vanno avanti ormai da tempo. Non funziona il punto di primo intervento e abbiamo 40 degenti ricoverati – spiega il primo cittadino – Hanno trasferito i dipendenti del reparto analisi, la Tac funziona solo qualche giorno alla settimana, il medico radiologo è andato in pensione e non è stato sostituito e quindi c’è un’ospedale privo di servizi collaterali che sono necessari.
Tra l’altro è uno dei plessi ospedalieri più nuovi perché è stato inaugurato nel 2009 solo 10 anni fa, dopo essere stato completamente ricostruito in seguito al sisma».
Il sindaco pone l’accento sulla «cattiva manutenzione» nei confronti della struttura «che ha fatto crescere degli alberelli sulle grondaie del tetto e le radici si sono incuneate nei solai». «Questo – spiega – mette a repentaglio anche la tenuta del tetto e quindi si verifica un lento e inesorabile degrado che compromette la funzionalità di un ospedale di montagna che noi rivendichiamo perché si tratta di un principio costituzionale nell’ambito delle misure a favore della montanità, fra le quali chiaramente l’assistenza sanitaria è il primo elemento del welfare. In questo senso c’è proprio una violazione della nostra costituzione».
«Abbiamo chiesto alla Regione di essere ascoltati dalla Commissione Sanità regionale, però si sono rifiutati adducendo la motivazione che non ricevono i sindaci». Il primo cittadino ricorda che «i comuni sono enti che formano la Repubblica che è costituita da Stato, regioni e appunto comuni. È in Costituzione il principio di reale cooperazione e anche su questo punto c’è un atteggiamento lesivo – spiega – Non possiamo ogni volta spendere i soldi in avvocati per fare ricorsi che poi vanno notificati ai contro interessati e quindi dovremmo fare causa anche ai comuni che hanno ottenuto questo riconoscimento. In questo modo si aprirebbe una guerra tra poveri che non vogliamo». «Oggi siamo costretti ad iniziare nuovamente questo percorso di lotta – conclude – e spero che il buon senso aiuti la Giunta regionale a la maggioranza consiliare a riparare questi errori».