ANCONA – Lav pronta ad aiutare gli animali domestici in e dall’Ucraina. Anche cani e gatti, infatti, devono fare i conti con la guerra. D’altronde i bombardamenti colpiscono tutti, non solo le persone, ma anche i cuccioli che abitano le loro case. Cani e gatti che spesso rimangono a corto di cibo, visto che diverse città ucraine sono ridotte allo stremo.
Massimiliano Stampella, della Lav, Lega anti vivisezione, fa il punto della situazione: «C’è molta gente che, per fortuna, sta donando, ma abbiamo deciso di aspettare qualche giorno perché c’è troppa merce stipata ai confini con l’Ucraina, verso Romania e Polonia, e il rischio è che il cibo per cani e gatti non arrivi a destinazione e vada perso. Tra l’altro, in questi giorni partono pochi tir che sono già colmi di viveri e materiale per le persone».
Insomma, la Lav di Ancona preferisce attendere qualche giorno «per avere contatti certi con la comunità ucraina, così da fare tutto con la massima trasparenza e organizzazione». Intanto, al confine con la Polonia, l’unità nazionale di emergenza della Lav – nei giorni scorsi – ha salvato 9 cani (di cui 8 cuccioli), che si trovano ora al sicuro, nel nord Italia.
«Per i primi arrivi è successo che i profughi ucraini abbiano abbandonato gli animali, perché non sapevano della deroga del Ministero della Salute italiano, che nei giorni scorsi ha consentito l’ingresso di animali. Ora possono entrare osservando una piccola quarantena e facendo l’antirabbica. Questo perché l’emergenza della guerra non ha consentito a tutti di mettersi in regola coi vaccini, ad esempio».
«In Italia (e anche nelle Marche) sono già arrivate persone con cani e gatti al seguito e noi operatori stiamo monitorando. La Lav c’è e chiediamo ai Comuni di segnalarci queste situazioni. Noi, dal canto nostro, offriamo piena collaborazione per cure veterinarie, cibo e stalli. Potrebbe infatti succedere di famiglie ucraine che non possono tenere animali con sé perché chi li accoglie non ha posto per i 4 zampe».
In quel caso, si opta per uno stallo, che sia il più vicino possibile alla residenza dei profughi, cosicché si possano limitare i disagi psicologici (per animali e persone). Ma prima, c’è il viaggio da affrontare: «Un viaggio di 30 ore, in macchina o in furgone. Il consiglio è fare più soste possibili, stando in allerta. Se, ad esempio, si sosta in autogrill c’è il rischio di fuga, perché gli animali sono stressati».
E a livello locale, quando arrivano, Micio e Fido potrebbero avere bisogno di cure. E ancora: «Donare è importante, continuatelo a fare, perché ce ne sarà sempre più bisogno. Non solo in Ucraina, ma anche a livello locale, quando gli animali arriveranno qui, nei nostri territori».
«Per quanto concerne l’ospitalità, ci sono famiglie di volontari che hanno dato la loro disponibilità, persone fidate, in grado poi di consentire la continuazione del rapporto uomo-cane, altrimenti che senso avrebbe portarli in Italia?».