ANCONA – Il capoluogo marchigiano è tra le dieci città finaliste di “Capitale italiana della Cultura” per l’anno 2022. «È una buona notizia – dichiara il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli – frutto di un lavoro di squadra che ci riempie di gioia e ci affida la bella responsabilità di costruire, con la cultura, il bene della comunità. Le audizioni delle finaliste saranno a gennaio: ora Paolo Marasca testa bassa e lavorare».
«Siamo molto contenti – sottolinea Paolo Marasca, assessore alla Cultura –, le associazioni e i giovani hanno lavorato con tanta passione. Il dossier è ben fatto e, dato che la giuria è particolarmente qualificata, significa che abbiamo fatto effettivamente un buon lavoro. Anche le altre città finaliste hanno preparato dossier altrettanto validi e, da qui a gennaio, dobbiamo impegnarci per presentarlo al meglio». Le altre città finaliste sono Bari, Cerveteri (Roma), L’Aquila, Pieve di Soligo (Treviso), Procida (Napoli), Taranto, Trapani, Verbania (Verbano-Cusio-Ossola), Volterra (Pisa).
Quale sarà, dunque, il prossimo step? «Presenteremo il nostro dossier alla Giuria in un’audizione pubblica – spiega Marasca – e la stessa cosa faranno le altre finaliste». Gli incontri si terranno presso il Collegio Romano, il 14 e il 15 gennaio 2021, secondo il calendario e le modalità che verranno rese note prossimamente. Ancona si è classificata con il progetto “Ancona, la cultura tra l’Altro”, frutto di un processo di cocreazione con la cittadinanza, illustrato il 3 agosto alla Mole Vanvitelliana.
L’Altro come Incontro, l’Altro come Trauma, l’Altro come Cura sono le tre grandi tematiche che abbracciano una trentina di progettualità, tutte produzioni inedite frutto di un processo di cocreazione. «Accanto ai progetti proposti da associazioni, enti e realtà cittadine, – spiega Marasca – ci sono progetti extraurbani, che toccano città come Loreto e Macerata, e che sottolineano come la candidatura sia non un voler primeggiare sul territorio, ma un mettersi al servizio di una regione. Il mare, per questo, si pone come filtro speciale di una città che, proprio attraverso di esso, si è mescolata, ibridata, confusa, compresa».