ANCONA – La polizia penitenziaria delle carceri di Ancona ha proclamato lo stato di agitazione per protestare contro quanto accaduto la mattina dell’11 giugno nel penitenziario di Santa Maria Capua Vetere nel casertano, dove un gruppo di detenuti ha aggredito sei agenti della penitenziaria dopo aver provato ad appiccare il fuoco all’interno dell’infermeria. Una aggressione che ha suscitato lo sdegno della categoria, stanca delle scarse tutele. I sindacati di polizia penitenziaria hanno inviato una lettera indirizzata al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, oltre che al capo del Dap, nella quale manifestano tutta la loro contrarietà e proclamano lo stato di agitazione.
«È del tutto scandaloso, fuori luogo e lesivo dei tanto sbandierati diritti alla
privacy e alla dignità lavorativa quanto accaduto», si legge nella missiva siglata da Osapp, Sinappe, Uilpa, Fns Cisl e Fp Cgil. «La giustizia deve sempre fare il suo corso, ma nel pieno rispetto delle persone e in questo caso di lavoratori appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria».
I sindacati lamentano il fatto che la categoria «lavora ormai da anni sotto una perenne carenza organica», in una sorta di «schiavitù, diventata consuetudine»: «un agente di Polizia Penitenziaria deve osservare e sorvegliare almeno 50 detenuti» scrivono, rimarcando che gli agenti sono oltretutto disarmati e spesso costretti a «scappare per tutelare la propria incolumità» oltre che ad «ingoiare ingiurie, minacce, offese».
Una situazione, quella della carenza di organico, ormai cronica che si verifica anche nel carcere di Montacuto ad Ancona, dove mancano una quarantina di agenti di polizia penitenziaria a fronte di un sovraffollamento dell’istituto che vede circa 60 detenuti in più, come rimarca Francesco Patruno, segretario Fp Cgil Marche: «le assunzioni non si vedono e noi poliziotti dobbiamo svolgere più compiti contemporaneamente nonostante il poco personale, dovuto anche al fatto che alcuni colleghi sono distaccati per motivi familiari e altri si trovano distaccati presso altri penitenziari, mentre i detenuti crescono sempre di più».
I sindacati nel rivendicare tutele e mezzi di dissuasione come il taser, oltre a regole di ingaggio e istituzione di nuovi reati nei confronti dei detenuti, «dichiarano lo stato di agitazione mettendo in atto il “rifiuto” alla mensa obbligatoria di servizio e si dichiarano pronti a ulteriori proteste». «Lo Stato che deve costituzionalmente tutelare il Popolo Sovrano e le sue libertà – conclude la missiva – , non può calpestare platealmente i diritti dei lavoratori e lasciare che l’impunità di soggetti criminali cresca a dismisura sotto il mantello del finto garantismo».