ANCONA – Perché in Italia il prezzo della benzina e del gasolio continua a crescere? È la domanda che si pongono tantissimi italiani che ogni giorno alla pompa si trovano a dover sborsare molto di più rispetto al passato per fare rifornimento.
Se oggi la benzina in molte aree di servizio ha oltrepassato i due euro al litro, mentre il diesel sfiora questa soglia, un mese fa il prezzo medio nazionale della benzina praticato in modalità self era di 1,798 euro al litro, mentre per il diesel si pagava 1,815 euro al litro.
L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato, tenendo conto delle variazioni del costo del petrolio, del livello di cambio e del taglio delle accise, che ancora oggi sui carburanti c’è un sovrapprezzo di circa 23 centesimi. Un rincaro che si traduce in un aggravio di 264 euro annui per una famiglia che effettua 2 pieni al mese di circa 50 litri.
Prezzi che fanno crescere a cascata anche il costo di beni di prima necessità, come l’alimentare, trasportati per oltre l’86% su gomma. Ma perché i prezzi di benzina e diesel continuano a crescere? «Molto è dovuto alla speculazione» spiega il professor Mauro Gallegati, docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche, allievo di Giorgio Fuà ed Hyman Minsky, e visiting professor in diverse università, tra le quali Stanford, Mit e Columbia.
Secondo l’economista «l’Italia paga molto di più, rispetto ad altri paesi anche della stessa comunità europea, il petrolio perché dipende completamente dalle importazioni di greggio dall’estero». A tal proposito Gallegati cita l’esempio della Germania che «ha una produzione di energia da fonti alternative che non è paragonabile all’Italia, mentre la Francia produce energia anche con il nucleare».
In Italia invece «c’è una corsa al rialzo dei prezzi perché non abbiamo fonti energetiche nostre e non avendo alternative paghiamo di più, questo è il problema». «Che fare? Serve un tetto al prezzo del carburante – spiega – nell’attesa anche che il costo del petrolio cali, poi lavorare sulla transizione ecologica sulla quale siamo ancora indietro».