ANCONA – Gasolio alle stelle, impennata nelle richieste di malattia e profitti dal pescato ridotti sempre di più all’osso a causa delle aste sempre meno vantaggiose per i pescatori. Sono tante le criticità che affliggono il mondo della pesca. Gli armatori sono ormai esasperati.
«All’ultima asta al mercato ittico di Ancona – racconta Annalisa Giordano, la referente delle donne della pesca del capoluogo – il prezzo del merluzzo, delle sogliole e delle pannocchie è crollato. D’estate, specie con il caldo arrivato così presto le persone tendono a comprare meno pesce ed i ristoranti lavorano solo con un 20% di pescato locale, per il resto è decongelato o importato».
A restare stabile è giusto il prezzo del pesce impiegato nelle fritture che «i ristoratori acquistano localmente» spiega Giordano. Che il prezzo del pescato all’asta sia crollato rispetto all’anno scorso lo rileva anche Apollinare Lazzari, presidente dell’associazione pescatori di Ancona: «Sogliole e merluzzi vengono quotati quattro euro al chilo meno dell’anno scorso, quando però facevamo meno caso al prezzo perché il gasolio non aveva raggiunto questi livelli».
Oltre al caro gasolio, con il prezzo del carburante a quota 1,30 euro circa, e ai prezzi del pescato sempre più al ribasso, ad affliggere il mondo della pesca c’è anche l’impennata nelle richieste di malattia.
«Da diverse marinerie dell’Adriatico ci giungono notizie di un incremento delle richieste di malattia da parte dei marinai per non essere costretti ad andare in mare e guadagnare una miseria» riferisce Francesco Caldaroni, presidente delle marinerie d’Italia. Armatori e pescatori anche questa settimana osserveranno due giornate di pesca (lunedì e mercoledì) in attesa di confrontarsi nuovamente venerdì per fare il punto della situazione, sperando nel frattempo in un intervento del governo con un tetto al prezzo del carburante e un fermo bellico.
«Ci aspettavamo questo incremento nel numero delle richieste di malattia – conclude Apollinare Lazzari -, la situazione è pesante e si rischia di perdere tante imprese della pesca, tramandate di generazione in generazione». Nelle scorse settimane le marinerie dell’Adriatico hanno scioperato per protestare contro il caro gasolio, una protesta che è proseguita per tre settimane, ora invece hanno ridotto le giornate di pesca che sono passate da tre a due.