Ancona-Osimo

La Casa del Mutilato ospiterà gli uffici dell’Asur: storia e prospettive future

Raccontata al Ridotto delle Muse la "storia esemplare" dell'immobile che fu sede dell’Associazione nazionale Mutilati e Invalidi di guerra e del Consiglio regionale. In futuro, oltre ad ospitare gli uffici dell'azienda sanitaria, sarà utilizzata per iniziative pubbliche

ANCONA – Una storia esemplare quella della Casa del Mutilato di Ancona, che dimostra quanto possono fare i cittadini nel sollecitare le istituzioni a prendersi cura del patrimonio storico-architettonico del nostro Paese. L’avvio, sette anni fa, di un movimento di opinione, per riportare l’attenzione su un bene di proprietà pubblica in degrado com’era la Casa del Mutilato, si deve ad Alessandra Maltoni, la nipote di uno degli artisti che, negli anni Trenta, contribuirono al decoro del palazzo.

Superando ostacoli insormontabili, è riuscita a coinvolgere in questo intento, oltre all’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna e all’Università Politecnica delle Marche, rappresentanti delle istituzioni, personalità politiche e privati cittadini. È nato cosi il “Comitato Storia e Cultura Linfa della Città”, che ha aggregato chi, con diverse motivazioni, ha ritenuto di appoggiare la battaglia intrapresa dalla Maltoni. Sostenuto da una campagna di stampa, ha ottenuto che il palazzo, di proprietà della Regione Marche, fosse ritirato dall’elenco dei beni in vendita e recuperato.

I principali protagonisti di questo percorso si sono confrontati ieri, 31 ottobre, in un convegno aperto al pubblico, al Ridotto delle Muse, per raccontare una significativa pagina di storia di questa città e per discutere le prospettive di recupero della Casa del Mutilato.

Gianluca Busilacchi

«La storia della Casa del Mutilato è stata davvero esemplare ed è stata una pagina di buona politica – ha detto Gianluca Busilacchi, consigliere regionale di Articolo 1 – a partire dalla costituzione del Comitato di cittadini che si è rivolto alle istituzioni. In questi anni abbiamo tentato di trovare delle soluzioni, tra cui il tentativo con la Prefettura che è fallito, ma alla fine siamo arrivati alla delibera di giunta regionale 747 del 24 giugno, con la quale l’Asur ha siglato un protocollo insieme alla Regione e si è impegnata non solo a portarci i propri uffici, ma a farsi carico a proprie spese anche della conservazione del bene. È importante però che l’immobile venga utilizzato nei momenti in cui gli uffici sono chiusi, anche per il dibattito pubblico e altre iniziative».

«L’idea di riportare gli uffici dell’Asur in centro è strategica – ha detto Daniele Salvi, Capo di Gabinetto della Presidenza del Consiglio Regionale delle Marche – in quanto è un’operazione di ripolarizzazione nei centri storici. Si tratta di un’occasione per rifunzionalizzare, recuperare e valorizzare il bene culturale e l’auspicio è che questo possa essere fruito anche dai cittadini, in quanto è stato non solo una delle Case del mutilato, ma anche la prima sede del Consiglio regionale. Recuperare questo bene è un segno di attenzione e rispetto verso la storia dell’istituzione regionale».

Il rettore dell’Univpm Sauro Longhi

Anche il rettore dell’Univpm Sauro Longhi ha sottolineato che l’immobile «sarà il palazzo dell’Asur, ma l’Asur dovrà lasciarlo aperto per altre iniziative. Non dimentichiamo che la Casa del mutilato è la casa dei mutilati e degli invalidi di guerra ed è importante che venga riqualificata perché dobbiamo ricordarci del valore negativo che la guerra ha avuto nel passato, per evitare il ripetersi di errori passati. Rimettiamo in vita questo palazzo per non avere più mutilati e invalidi di guerra».

«Oggi viviamo in un’epoca dove il tempo corre più velocemente che in passato, – ha sottolineato il rettore dell’Università di Bologna Francesco Ubertini – è un’epoca che tende a perdere la memoria. Poiché la memoria è indispensabile per interpretare il presente e progettare il futuro, è importante recuperare questo bene. È un dono che facciamo alle future generazioni. Poi vorrei fare una considerazione sul metodo: ciò che ha fatto il Comitato è un esempio di citizen science. I cittadini hanno posto delle domande alle istituzioni e agli studiosi, hanno chiesto di sviluppare un progetto di conoscenza e poi hanno fanno tesoro di questa conoscenza per mettere in dialogo le istituzioni e trovare delle soluzioni».

Alessandra Maltoni

«Con la sua capacità simbolica di rappresentare la tragedia delle guerre – ha detto la presidente del Comitato, Alessandra Maltoni – la Casa del Mutilato ci è sembrata il baricentro attorno a cui avviare un ragionamento su cultura e memoria. Noi siamo convinti che solo la memoria, la cultura e la storia possono salvare queste nostre città in affanno. Mi auguro che questa giornata sia un punto di arrivo, ma anche un nuovo punto di partenza per dialogare con le istituzioni».

L’assessore alla Cultura del Comune di Ancona Paolo Marasca, ha sottolineato che «l’edificio ha un valore monumentale artistico e storico e ha diritto alle cure, a prescindere dalle funzioni. La stessa cosa vale per le funzioni che meritano altrettanta cura, a prescindere dagli edifici dove le vogliamo mettere. Tutto ciò vale ancor prima dell’incontro tra la funzione e la struttura». Marasca ha sottolineato che il «vero problema sono i soldi. Dobbiamo sempre pensare quanto costa la gestione, la manutenzione, e decidere degli interventi strutturali dal punto di vista economico che permettano non solo la sopravvivenza di certe attività, ma che diano a queste attività anche un ruolo all’interno della comunità».

Convegno sulla Casa del Mutilato al Ridotto del teatro delle Muse

Tra gli esiti felici di questo percorso, c’è stata la redazione di due volumi che illustrano sotto vari aspetti la storia dell’edificio, che fu sede, fino al 1972, dell’Associazione nazionale fra Mutilati e Invalidi di guerra. I due libri sono: “Casa del Mutilato di Ancona. Un’architettura da scoprire e far rivivere”, che porta la firma, con quella dell’ingegnere Pamela Pigliapoco, del professore Placido Munafò, docente di Architettura tecnica di Univpm, e quello appena pubblicato, “Architettura tra le due guerre. La Casa del Mutilato di Ancona”, a cura di Donatella Biagi Maino, Matteo Cassani Simonetti e Alessandra Maltoni, dell’Università di Bologna. Tantissimi ieri gli interventi dei relatori, coordinati dal professor Paolo Clini, docente di Rilievo e di Storia dell’Architettura di Univpm, tra cui quelli di Antonello Alici, Matteo Cassani Simonetti, Donatella Biagi Maino, Stefano Lenci, Placido Munafò e Pamela Pigliapoco, Chiara Mariotti. La giornalista Lucilla Niccolini ha invece ripercorso i passi di questa “storia esemplare”.