ANCONA – «Ascoltateci, il sistema socio-sanitario regionale è a rischio». È l’urgente appello alle istituzioni, ai prefetti e alla politica regionale fatto oggi, 22 aprile, dai rappresentanti di associazioni, cooperative e strutture assistenziali delle Marche. Presidenti e gestori di tutte le realtà che operano in istituti e case di cura marchigiane e che si occupano di anziani non autosufficienti, minori, disabili, persone con problemi di salute mentale e dipendenze lanciano l’allarme: il rischio chiusura si fa sempre più concreto, con gravi conseguenze sia nella tenuta del sistema socio-sanitario regionale, sia a livello occupazionale.
L’allarme arriva da una serie di comitati che riuniscono oltre 160 realtà che operano nel territorio regionale marchigiano, fornendo quotidianamente servizi assistenziali a diecimila persone, tra cui migliaia di cosiddetti “soggetti fragili”. L’appello è siglato dal Comitato enti gestori strutture per anziani senza scopo di lucro; Comitato aziende pubbliche servizi alla persona; Confcooperative-Federsolidarietà Marche; Uneba Marche; Legacoopsociali Marche; Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca) Marche; Comitato regionale enti accreditati per le dipendenze patologiche (Crea); Agci Solidarietà Marche; Aris; Associazione italiana per la cura dipendenze patologiche (Acudipa); Anaste Marche; Coordinamento italiano case alloggio per persone con Hiv/Aids (Cica); Orme; Coordinamento delle comunità di accoglienza per minori della regione Marche.
Al centro della lettera-appello ci sono i problemi e le difficoltà che queste realtà stanno incontrando da oltre un anno, anche a causa del covid-19. Già oggetto di altri interventi mediatici, spiega il coordinatore regionale del comitato enti gestori strutture per anziani senza scopo di lucro Mario Vichi, le problematiche riguardano principalmente «l’esodo dei nostri infermieri verso gli ospedali; i posti rimasti vuoti nelle residenze protette; la copertura insufficiente delle spese sostenute dalle strutture e le tariffe socio-sanitarie nelle Marche ferme al 2002». Vere e proprie emergenze, per cui comitati e federazioni regionali avevano da tempo chiesto risposte alle istituzioni e alla politica regionale.
«Risposte che non sono arrivate – continua Vichi – Se non otterremo attenzioni da parte degli organismi politici ed istituzionali, il sistema di cura che abbiamo costruito in decenni rischia di entrare in una crisi profonda. Oltre a generare un enorme problema occupazionale per tutti i posti di lavoro che andranno persi, lascerà sul territorio un vuoto di assistenza e cura a migliaia di soggetti fragili e alle loro famiglie». Ma Vichi va oltre e afferma che addirittura «si è constatato un silenzio assoluto a tutti i nostri appelli a poterci incontrare». Negli ultimi mesi, c’è stato solo un incontro a fine anno con l’assessore regionale alla sanità in cui si sono discusse le problematiche relative al sistema socio-sanitario regionale. Con tanto di critiche.
L’attuale emergenza sanitaria legata alla pandemia da covid-19 ha messo in crisi non solo il sistema ospedaliero ma anche tutte le strutture extra-ospedaliere. Strutture che, si legge in una nota stampa siglata da tutte le realtà coinvolte, «garantiscono l’erogazione di livelli essenziali di assistenza. Strutture che, a causa del covid-19, stanno registrando il combinarsi di gravi fattori come perdite economiche, mancati ristori, esodo degli infermieri. Queste problematiche, se non affrontate con immediatezza, porteranno alla chiusura certa di queste attività con pesanti ripercussioni anche in termini di perdite di molti posti di lavoro».
La definiscono una inspiegabile disattenzione nonostante le linee guida nazionali intendano dirottare la spesa sanitaria a favore dei servizi territoriali. Da qui l’ennesima richiesta di incontro e confronto sul futuro del sistema socio-sanitario. «Da mesi chiediamo di essere ricevuti ma, al momento, non ci è pervenuto alcun segnale, nemmeno una mail di risposta “vi convocheremo”: tutto questo è umiliante! Siamo molto preoccupati per la mancata risposte alle emergenze attuali e altrettanto lo siamo per il futuro del sistema di cura della regione Marche».