Ancona-Osimo

Castelfidardo, “L’economia della musica” riflette sul futuro degli strumenti musicali

Il convegno è nato dalla collaborazione tra Confindustria Ancona, Confindustria Brindisi, Fimi (Federazione industria musicale italiana), Disma musica (Distribuzione Industria Strumenti musicali e artigianato) e il Comune

Il convegno a Castelfidardo
Il convegno a Castelfidardo

CASTELFIDARDO – Il salone degli Stemmi del Palazzo comunale di Castelfidardo oggi (27 novembre) ha fatto da cornice all’evento “L’economia della musica”, nato dalla collaborazione tra Confindustria Ancona, Confindustria Brindisi, Fimi (Federazione industria musicale italiana), Disma musica (Distribuzione Industria Strumenti musicali e artigianato) e il Comune di Castelfidardo. E’ stato un momento di riflessione e di confronto sull’economia degli strumenti musicali, un settore vitale per la città di Castelfidardo ma non solo. L’evento eraaperto a tutte le aziende marchigiane legate al mondo degli strumenti musicali e della musica in generale, oltre che a tutti i produttori di fisarmoniche di Castelfidardo. Ad aprire l’evento Roberto Ascani, sindaco di Castelfidardo che ha lasciato poi la parola a Paolo Centofanti, direttore di Confindustria Ancona, Angelo Guarini, direttore di Confindustria Brindisi, Enzo Mazza, presidente Fimi, Raffaele Volpe, presidente Disma e Stelvio Lorenzetti, vice presidente vicario Disma che ha moderato l’evento. Commoventi gli intermezzi musicali alla fisarmonica del grande fisarmonicista fidardense Valentino Lorenzetti.

Gli interventi

Il sindaco ha detto: «Sono orgoglioso di ospitare a Castelfidardo i rappresentanti dell’industria musicale italiana soprattutto per un distretto come il nostro da sempre riconosciuto come eccellenza della produzione degli strumenti. Credo che ancora oggi si investa troppo poco su un settore che nonostante volumi piccoli rappresenta ancora un traino fondamentale anche per altri comparti produttivi. Basterebbe pensare che fino a pochi giorni fa il bonus cultura non comprendeva gli strumenti musicali».

Un excursus musicale glorioso quello di Mazza: «La musica, cura dalla depressione, durante il Covid ha salvato davvero tanti di noi. Da anni ormai il settore deve fare i conti con l’innovazione digitale e proprio grazie ad essa è rinato, si è riformato. Quando sono arrivato la Cina era il primo mercato al mondo per la pirateria, ora tanta gente produce musica su Spotify, il settore si è trasformato. Certo, l’inizio di questa transizione è stato difficile ma poi è stato affrontato e si è andati oltre l’album. Anzi, ha dato impulso alla produzione. L’industria destinata all’oblio è diventata la più avanzata. C’è stata una grandissima crescita dello streaming e degli abbonamenti. L’esibizione dal vivo però resta importantissima e per questo servono buoni strumenti musicali. La pirateria in questo settore oggi è quasi scomparsa. La musica oggi è come l’acqua, si insinua ovunque. Pochi settori hanno compito la transizione digitale come questo (la tv e il cinema ad esempio sono ancora indietro). Ha significato anche il cambiamento delle aziende. Fondamentale poi il ricambio generazionale. In Italia per anni la scena è stata dominata da pochi artisti ma con la transizione tecnologica sono arrivati i giovani che non hanno trovato barriere, nemmeno geografiche. I Maneskin ad esempio, all’indomani della vittoria all’Eurovision, erano già ascoltabili in 30 Paesi. In Italia non abbiamo punte come Taylor Swift o Lady Gaga ma tanti successi che sfondano all’estero. Al momento gli artisti più ascoltati sono Bocelli, Einaudi, Pausini, Ramazzotti. Ci sono insomma tante potenzialità. Il mercato più difficile sono gli Stati Uniti ma non è più impossibile, la musica italiana inizia a sfondare (vedi il concerto di Emma a Los Angeles). Preoccupa il bonus cultura ridotto e la produzione di musica con l’intelligenza artificiale che può inquinare tutto. Da sottolineare anche però la resilienza del vinile».

Guarini ha detto: «Vale la pena ricordare l’azienda Farfisa a Camerano che dava lavoro a duemila dipendenti. Il suo organo fu usato dai Pink Floyd live at Pompei, giusto per citarne uno. Il declino del settore purtroppo è datato seconda metà degli anni Settanta con la fine dei complessi, l’arrivo di prodotti concorrenziali e la moda delle discoteche. Ci si poteva salvare, ma all’epoca non si sapeva e non si avevano le forze per farlo, con le aggregazioni imprenditoriali. Oggi ho chiesto un tavolo governativo per dare impulso in tal senso».

Stelvio Lorenzetti ha chiuso dicendo: «Come settore ci dobbiamo svegliare proprio su quest’ultimo punto. Seconda una ricerca Disma musica, 258 sono i milioni di vendite in negozio (59 per cento) e 179 il ricavato delle vendite online (41). Il valore dell’economia della musica in Italia è pari a circa 5,5 miliardi di euro. Il settore rappresenta il 10 per cento del totale e genera un effetto moltiplicatore del 10 per cento. Disma si propone di lavorare per una nuova cooperazione con le associazioni affini per realizzare una voce unica che rappresenti l’economia della musica».

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