CASTELFIDARDO – Laura Bartoli, giovane fidardense, è stata riconosciuta a livello internazionale tra i maggiori esperti dell’autore britannico Charles Dickens ed stata scelta per affiancare l’attore David Harewood nel nuovo documentario di Sky UK dedicato allo scrittore. A lei abbiamo rivolto alcune domande per scoprire un mondo che ai più, purtroppo, è celato nonostante il fascino che fa impazzire gli inglesi e non solo.
Quando è nata la tua passione per Dickens?
«Sono sempre stata appassionata di letteratura inglese, non solo di Dickens. Per lui però ho una predilezione. Era un uomo di marketing (mondo da cui vengo io, che ho studiato alla Bocconi), oltre che di letteratura. La sua vita mi ha affascinato da subito. Era audace e in alcuni tratti mi ci sono ritrovata. Non si dava mai alibi».
Da dove hai iniziato e cosa significa oggi lavorare con i social?
«Ho cominciato con lo scrivere introduzioni per la casa editrice Mattioli e poi affiancata da un traduttore o iniziato a tradurre racconti. Ho lavorato molto ai suoi racconti. Lavorando nel digitale ho potuto apprezzare le sue potenzialità e il riscontro sincero delle persone. Sui social si aprono perché si rivedono nei contenuti che propongo. Offro una piattaforma in cui riconoscono le proprie passioni che spesso non sanno nemmeno di avere perché non hanno frequentato il mondo accademico oppure perché spesso lo stesso non riesce a catturarli».
Com’è lavorare con Sky a questo progetto?
«Lavorare con Sky per questo progetto è un sogno realizzato anche perché ho potuto, ad esempio, entrare a palazzo Peschieri dove Dickens soggiornò e tanto ho letto di quella struttura da sognare di vederlo di persona (cosa difficilissima). La prima puntata è sul suo rapporto con Giuseppe Mazzini e quindi il Risorgimento a Genova, momento di forte cambiamento per l’Italia che ha vissuto. Di aneddoti ce ne sono tantissimi: è stato truffato da un impostore che gli inviato una lettera spacciandosi per Mazzini e non conoscendo la grafia è caduto nella trappola. L’uomo è stato processato e nel contempo Dickens ha voluto davvero conoscere Mazzini invitandolo a cena e da lì è nato il loro rapporto».
Cosa direbbe oggi ai giovani secondo te?
«Lui si è fatto da solo. Ha potuto frequentare poco la scuola ed è stato autodidatta. È entrato così nel giornalismo ed è diventato il grande scrittore che sappiamo Per lui è stato davvero tutto difficile, quasi impossibile. Oggi avrebbe di certo compreso le difficoltà che i giovani vivono interfacciandosi con il mondo lavorativo ma non avrebbe giustificato il lassismo né gli alibi. Per l’autore davvero è stato volere e potere, solo talento e sacrificio. Ecco, per me, un altro motivo di ispirazione».