ANCONA – «Il Mise ci dia una data per aprire il tavolo nazionale di crisi». È quanto hanno invocato sindacati e lavoratori Caterpillar di Jesi in presidio questa mattina davanti alla Prefettura di Ancona, dove si sono ritrovati in un centinaio circa per chiedere che la vertenza assuma una rilevanza nazionale e sia gestita dal Ministero.
Il 10 dicembre la multinazionale americana aveva annunciato la chiusura dello stabilimento e il licenziamento dei 270 lavoratori impegnati nel sito produttivo, 185 dei quai dipendenti diretti e il resto interinali. Ed è proprio la quota dei dipendenti diretti, sotto le 200 unità che ha fatto scattare l’apertura del tavolo regionale e non di quello nazionale, ma i sindacati non ci stanno e chiedono pari dignità a tutti i i lavoratori dell’azienda che sono 270 e non i soli 185 diretti.
Il prefetto di Ancona Darco Pellos ha annunciato ad Rsu e rappresentanze sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, che ha ricevuto a Palazzo del Governo, nel corso di un confronto durato circa 40 minuti, che già nel primo pomeriggio di oggi – 7 gennaio – avrebbe inviato una lettera al ministero dello sviluppo economico e al governo. I sindacati si dicono «soddisfatti per l’incontro» e per l’interessamento e l’attenzione mostrati dal prefetto di Ancona.
Sulla testa dei lavoratori pesa la tagliola del 24 febbraio, data che sancisce il termine dei 75 giorni dalla comunicazione dell’azienda di chiusura, dopodiché partiranno già dal giorno successivo le lettere di licenziamento. Al motto di «senza tregua» i lavoratori chiedono il ritiro della procedura.
Intanto i sindacati fanno sapere che entro l’11 gennaio citeranno l’azienda al Tribunale di Ancona «per condotta antisindacale» spiega Tiziano Beldomenico segretario regionale Fiom Cgil, il quale ha tenuto a precisare che nel caso in cui il Tribunale si dovesse pronunciare entro il 24 febbraio dando ragione al sindacato, «quella procedura non avrebbe più senso e dovremmo ricominciare a discutere: sarebbe una svolta, una ancora di salvezza per ricondurre la discussione su binari diversi».
Vincenzo Gentilucci della Uilm Uil aggiunge «è da tempo che chiediamo un incontro al Ministero per una discussione, ma questo purtroppo nicchia», mentre Luigi Imperiale, della Fim Cisl Marche parla di «vertenza lunga e dura» e sottolinea l’auspicio che «l’azienda ritiri la procedura o quanto meno congeli i tempi e consenta di intavolare una discussione seria e serena senza la tagliola del 24 febbraio».
«Ci aspettiamo delle risposte» afferma Donato Canfora, lavoratore Caterpillar della Fim Cisl: «Non possiamo stare ai tempi della politica, i lavoratori chiedono risposte. Si muova il prima possibile il Mise – aggiunge -, perché questa vicenda merita rispetto». Il dipendente intervenendo sulla questione evidenzia che «non si lavora per picchi di mercato, o per stagionalità, gli interinali servono per gli ordini che abbiamo tutto l’anno, lavoratori a cui va data dignità».
Un concetto questo che secondo anche le rappresentanze sindacali farebbe venire meno l’indicazione del Mise di trattare le vertenze sotto i 200 lavoratori in una dimensione regionale e non nazionale, dal momento che i dipendenti dell’azienda a Jesi sono tutti i 270 e non solo quelli diretti.
«Il prefetto è dalla parte nostra – aggiunge – ce lo ha detto chiaramente e questo ci ha dato ancora più forza nella nostra lotta». Lunedì i lavoratori riprenderanno regolarmente la produzione all’interno dello stabilimento, ma non verrà smobilitato il presidio permanente davanti ai cancelli.
Presente al presidio anche l’Ambasciata dei diritti Marche «in solidarietà ai lavoratori Caterpillar». «Il modello economico capitalista – spiega Valentina Giuliodori dell’Ambasciata dei diritti Marche – autorizza questa “macelleria” sociale».
Lorenzo Landi, dipendente Caterpillar di Jesi da 27 anni, rimarca che «il tempo passa» e «il countdown ci preme, perché si avvicina sempre di più il 25 febbraio, data in cui verranno attuati i licenziamenti».
Il lavoratore aggiunge «il morale è alto, perché “venderemo cara la pelle”», riferendosi alle mobilitazione attuata insieme ai sindacati per tenere accesi i riflettori sulla questione e sollecitare l’apertura di un tavolo di crisi nazionale.
Hanno fatto visita al presidio anche il capogruppo consiliare del Pd Maurizio Mangialardi e il consigliere regionale dem Antonio Mastrovincenzo che ha ricordato l’impegno del partito e di essere stato il primo firmatario dell’interrogazione confluita nella risoluzione approvata all’unanimità dal Consiglio regionale. «Purtroppo noto che ci sono divisioni nella maggioranza su come affrontare questo percorso – afferma Mastrovincenzo – , mentre da parte nostra c’è la richiesta di sollecitare in ogni modo un tavolo al ministero dello sviluppo economico. Se dovesse sfumare l’obiettivo di mantenere la Caterpillar a Jesi dobbiamo pensare al futuro di questi lavoratori, ma questo è un percorso sui cui lavoreremo successivamente».