ANCONA – «Le cavallette incutono sempre un po’ di timore, forse perché saltano. Ma quelle che hanno invaso le Marche nei giorni scorsi sono innocue per la gente. Non scateniamo allarmismi, è tutto sotto controllo. Semmai, sono gli agricoltori a doversi lamentare. E comunque, la colpa è dei cambiamenti climatici e cioè nostra».
Non usa mezzi termini la professoressa Sara Ruschioni, entomologa dell’Univpm, Università Politecnica delle Marche. «Se non vogliamo essere invasi dagli animali in conseguenza dei cambiamenti climatici, allora ognuno deve iniziare a fare la propria parte per mantenere l’ambiente inalterato e l’ecosistema in equilibrio».
Nei giorni scorsi, i litorali anconetani sono stati letteralmente invasi da cavallette. La gente, allarmata, postava le foto sui social network con tanto di foto e le cavallette, soprattutto la sera, spuntavano in ogni angolo del capoluogo: sui palazzi, sui balconi, in strada, sui davanzali, sopra i panni stesi. Perché? A rispondere, punto per punto, è proprio la prof. Ruschioni: «In realtà, è una cosa abbastanza naturale, non c’è nulla di straordinario, le cavallette hanno una sorta di loro ciclicità e proliferazione. Certo è che questa invasione potrebbe esser associata a cause di cui noi siamo responsabili ed artefici. È infatti un segno del cambiamento climatico. E poi, un’altra delle cause è che a livello agronomico c’è stata una semplificazione delle rotazioni culturali. Prima c’era un’agricoltura diversificata, ora invece si tende a diversificarla meno e i terreni sono gestiti diversamente dal passato. Persino i campi agricoli sono molto più vulnerabili ad eventuali attacchi. Ecco perché, ad esempio, alluvioni e allagamenti provocano così tanti danni».
La cavalletta «Calliptamus italicus – così si chiama – è una cavalletta autoctona e viene anche impropriamente indicata come locusta delle ali rosa. Ama molto le alte temperature, le zone aride e collinose e soprattutto campi incolti. Noi oggi vediamo il risultato di ciò che è avvenuto lo scorso anno. Le cavallette – evidenzia la docente – iniziano ad essere presenti tra fine maggio e fine luglio e ora siamo nel pieno periodo dell’accoppiamento che inizia tra fine luglio e inizio agosto. Le femmine mettono le uova dentro le ooteche (gruppi di uova, ndr), a circa 2-3 centimetri nel terreno. Le ooteche sono una sorta di astucci, in cui vengono deposte 25-50 uova per un massimo di 6 deposizioni per femmine. Ogni femmina può quindi concepire all’incirca 300 uova in media e gli adulti si troveranno in natura fino ad ottobre».
«Se questi animali trovano terreni liberi o abbandonati – questa è la tendenza agricola ora, per avere più reddito – le uova non vengono disturbate e restano nelle grillare, le aree in cui depongono. Il terreno inerbito e non coltivato è il luogo perfetto per la loro proliferazione. Le zone in cui le cavallette usano deporre sono zone aride e collinose, dal terreno asciutto ma permeabile. E generalmente non si trovano vicino alla città, questo è il dato anomalo. Sono arrivate nel centro abitato di Ancona grazie a un forte vento da cui si sono lasciate trasportare, visto che solitamente volano poco».
Illustra la docente: «La tendenza degli agricoltori è semplificare le rotazioni e ciò implica che i campi non vengono lasciati a riposo, ma subito lavorati, quindi si hanno dei campi senza piante spontanee a ricoprirli (e questo limiterebbe le deposizioni), con temperature alte e clima arido, le cavallette trovano più facilità nel deporre le uova e aumenta il numero delle grillare».
Le cavallette che stiamo incontrando ora «non pungono, non sono urticanti, non trasmettono malattie. Insomma, per noi esseri umani non è un problema, ma per gli agricoltori sì, perché sono molto voraci. E considerando la stagione, che è andata molto male, beh, per gli agricoltori è un problema. Già loro sono molto in crisi per le temperature e gli eventi atmosferici così violenti, figurarsi se si aggiungesse anche la questione cavalletta».
Come combatterle, allora? «Ci dovranno pensare gli agricoltori distruggendo le grillare, lavorando anche superficialmente il terreno. E poi – si raccomanda l’esperta – non utilizzare insetticidi sui fiori in cui si poggiano le cavallette. Gli insetticidi non servono a nulla e anzi sarebbero nocivi non solo per noi, ma anche per le api che in questo momento hanno fame e si nutrono del nettare dei fiori. Questo è un ciclo, già il numero di cavallette sta diminuendo e il fenomeno, dopo il suo picco, avrà un andamento discendente».