Ancona-Osimo

Ancona, chiude il negozio di abbigliamento Twins: «Costi insostenibili. La gente non compra»

Dopo 5 anni ad Ancona, Twins abbassa le serrande del locale di via Lata: «Ad Ancona, la gente ha paura persino della propria ombra, mi chiede il permesso di entrare»

Il negozio Twins di via Lata

ANCONA – Chiude il negozio di abbigliamento Twins, il titolare: «Costi insostenibili, sono quasi contento». Queste le parole di Giovanni Molinari che, insieme al figlio, avevano scommesso su via Lata.

Cinque anni fa, i due avevano deciso di aprire un negozio di abbigliamento nel vicoletto che è una traversa tra corso Garibaldi e corso Mazzini. Ma «non è colpa del caro bollette – sottolinea Molinari – quella, secondo me, è tutta una barzelletta. Mi dirà che vado contro corrente? Probabilmente, sì. Il fatto è che la gente non compra».

Ad ogni modo, «i saldi sono partiti bene – evidenzia Molinari – ma purtroppo abbiamo deciso di chiudere in quanto l’attività è insostenibile, non ha futuro». Una insostenibilità dovuta alle tasse? «Nient’affatto – risponde lui – la colpa è dei costi rispetto ai ricavi». Lo ribadisce ancora una volta, a scanso di equivoci: «I saldi sono partiti bene, ma così non è stato per la vendita durante tutto il periodo invernale».

Una ragazza a passeggio per via Lata

Poi, la critica sulla città: «Mi spiace dirlo – continua – ma trovo che la gente, soprattutto ad Ancona, abbia paura persino della propria ombra. Le faccio un esempio: in negozio, lascio la porta della vetrina aperta e i clienti si affacciano chiedendomi il permesso di entrare. Ma santo cielo, c’è la porta aperta» – sbotta Molinari –.

«La guerra russo-ucraina? Ha dato il colpo finale a tutta la ritrosia e l’attenzione tipica di alcuni consumatori. Poi, ad Ancona siete già abbastanza chiusi, come carattere. Invece, la pandemia l’abbiamo superata bene, non ha lasciato alcun segnale negativo particolare, niente di eclatante». Certo, ha pesato, ma nulla di che».

Per lui, sarebbe il conflitto dell’est Europa ad aver «dato la botta finale, nel senso che la gente ha paura. Le persone spendono per andare a mangiare fuori o per le vacanze in montagna, ma non spendono per altro. Io non sto nella testa altrui, però vi dico ciò che vedo. Di attestazioni di stima teorici, verso il negozio, ne ho ricevute tante. Ma questa stima si è tradotta in poche azioni pratiche. Gente che si complimenta per la bellezza della merce e poi esce senza aver acquistato».

A fare da sfondo, «c’è anche il complicato sistema moda, che ti impegna a fare collezioni un anno prima e se vuoi cambiare direzione di marketing (o scegliere segmenti di clientela diversi), hai le mani legate. È un mondo destinato a morire di qui a 5 anni. Vedrete, non ci saranno più negozi, rimarrà solo Internet, tranne qualche raro mercato di nicchia».