ANCONA – Due li hanno salvati con l’elicottero dei vigili del fuoco, questa mattina, tre sono riusciti a scendere nella notte in cordata con i soccorritori, impiegando cinque ore. Bloccati sul Monte Vettore per 20 ore cinque ragazzi di Ancona e Falconara poi salvati dal corpo nazionale soccorso alpino e speleologico delle Marche. Tra loro anche un neo ingegnere meccanico di 25 anni, falconarese. Non erano escursionisti esperti. «Sono finiti nel punto più pericoloso della montagna – racconta Nino Leonardi, uno degli otto soccorritori del corpo alpino impegnato nelle operazioni di recupero – indossando normali tute di cotone e uno zainetto da scuola. Arrivati a valle erano stremati. Uno di loro non riusciva nemmeno a coordinare i movimenti durante la discesa con la corda».
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L’avventura per i cinque ragazzi, tra i 24 e i 26 anni, inizia alle 13 di ieri (8 ottobre), quando decidono di salire un sentiero affidandosi ad una cartina non aggiornata, a Santa Gemma di Arquata, la parte ascolana del Monte più alto, con i suoi 2476 metri, della catena dei Sibillini e ferito anche dalle scosse dell’ultimo terremoto. In alta quota hanno trovato anche la neve.
«Alle 19,30 hanno chiesto aiuto ai vigili del fuoco – racconta Leonardi – e ci siamo attivati subito anche noi, in otto. Non riuscivano a tornare indietro. Il sentiero non si vedeva. Succede in montagna quando i percorsi sono poco battuti. La natura fa in fretta a ricoprirli».
Tramite un localizzatore i soccorritori alpini, tutti del posto e pratici di quei luoghi, sono riusciti ad arrivare ai primi tre, attorno alle 23, e iniziare la discesa terminata alle 5 di questa mattina.
«Cinque esperti sono saliti mentre gli altri sono rimasti a valle, ad Astorara dove si trova anche un B&B che è stato fatto aprire per l’occasione – prosegue Leonardi – per avere un appoggio. Il gruppo di ragazzi si era diviso, un errore che non si deve mai fare in montagna dove il gruppo deve sempre rimanere unito. I primi tre trovati si erano spinti a valle, erano a 1.850 metri». I soccorritori alpini si sono arrampicati sull’erba, con mani e piedi, in una pendenza pari quasi ad una parete. I ragazzi si trovavano proprio sopra la zona chiamata “imbuto di Colleluce”, ad alto scivolamento soprattutto dopo il terremoto che ha colpito le Marche. Erano sopra la frazione Montegallo, l’area più impervia. Nella notte la temperatura si è abbassata fino a 7 gradi. «Sono scesi con tre soccorritori a doppia corda – prosegue Leonardi – mentre altri due soccorritori hanno raggiunto gli altri ragazzi che stavano a 200 metri di livello più alto. Era pericoloso far scendere anche loro con le corde perché avrebbero messo a rischio chi era già sotto in caso di scivolamento a valle di sassi. Allora sono stati fatti risalire fino 2.200 metri per attendere in mattinata l’arrivo dell’elicottero dei vigili del fuoco di Pescara». In cresta questa mattina è arrivato l’elicottero che è riuscito a recuperarli in overing, non atterrando completamente ma appoggiandosi solo da un lato per farli salire con i soccorritori alpini. «La notte l’hanno passata camminando e arrampicandosi – dice Leonardi – infatti non avevano più le forze al ritorno ma non finivano più di ringraziare i soccorritori».