ANCONA – Festività di Natale con temperature sopra le medie stagionali anche di 10 gradi e un clima che sembra quasi primaverile e che a memoria d’uomo è difficile da ricordare con questi connotati. È l’espressione del cambiamento climatico che si fa sempre più evidente. Ne abbiamo parlato con il professor Giorgio Passerini, meteorologo dell’Università Politecnica delle Marche.
Il docente evidenzia un quadro «assolutamente anomalo frutto degli anticicloni che si espandono in maniera sempre più drastica». L’anticiclone africano che questa estate ha tenuto sotto scacco il Paese con temperature roventi è riuscito a risalire verso l’Europa portando caldo anomalo fino in Inghilterra e Danimarca. Ed ecco che in maniera inattesa le rose nei giardini fioriscono, le piante debbono essere annaffiate, «mentre altre stanno andando verso la fioritura come se fossimo in primavera».
Ma dopo questa ondata di caldo anomalo potrebbe arrivare il grande freddo. «Come i grandi sistemi anticiclonici caldi riescono a risalire dall’Africa verso l’Europa, è plausibile pensare che anche l’anticiclone freddo del Nord Europa possa espandersi sul Mediterraneo portando masse di aria fredda siberiana, il meccanismo è lo stesso».
Il meteorologo Univpm evidenzia: «Ci ritroviamo con l’Europa più calda degli ultimi 200 anni e l’America più fredda degli ultimi 200 anni: il sistema si è riscaldato di 1-1.2 gradi, un piccolo incremento che ha prodotto un grande cambiamento, innescando fenomeni enormi ed eccezionali, come ad esempio l’alluvione che il 15 settembre ha colpito il Senigalliese e il Pesarese».
«È un po come vedere la pellicola The Day After Tomorrow – osserva -, che nasce peraltro da una intuizione scientifica sul fatto che il sistema si possa squilibrare. Negli ultimi anni sembra sempre meno lontana l’ipotesi che la corrente del Golfo si possa arrestare, creando una repentina discesa delle temperature anche di 5 gradi nel Nord Europa. Il Pianeta Terra era un grande sistema in equilibrio, ma l’uomo, con il suo intervento, ha fatto in modo da mettere a rischio questo equilibrio. E anche se è vero che i cambiamenti climatici sono sempre esistiti questo non significa che l’uomo debba impattare ulteriormente sul sistema Terra e sul suo delicato equilibrio».
Il professor Passerini fa notare anche un altro aspetto molto importante, ovvero che «mentre noi abbiamo una percezione dell’atmosfera che circonda il Pianeta Terra, come di qualcosa di vasto e smisurato, in realtà rispetto alla Terra è come un velo, è talmente sottile da sembrare un capello». L’atmosfera è quel “luogo”, di pochi km di altezza (3-4 km), quelli che contano, in cui si determinano le perturbazioni, gli anticicloni e i cambiamenti climatici. «È una massa piccolissima dove le ‘forzanti tipiche’, ovvero l’aumento dei gas serra e dell’emissione delle sostanze inquinanti, producono quelle modificazioni che stiamo vedendo».