Il 2021 sarà ricordato come l’anno della campagna vaccinale. Le imprese marchigiane guardano con preoccupazione al futuro, strette tra la recrudescenza della pandemia e la crescita dell’inflazione. Due variabili che potrebbero interrompere nel 2022, la ripresa che c’è stata quest’anno. Il Centro Studi della Cna Marche ha predisposto un report sull’economia marchigiana nel 2021. Un anno di crescita e di recupero di competitività dopo la crisi dell’anno precedente.
Aumentano le imprese
Le imprese marchigiane in attività, tra gennaio e i primi di dicembre, sono passate da 145.735 a 145.893, con un incremento di 158 aziende. Un risultato positivo grazie al terziario (+713) mentre l’agricoltura perde 368 imprese, le manifatture 133 e le costruzioni 71. In aumento di 17 unità le imprese in attesa di classificazione dalle Camere di Commercio.
In dettaglio, il tessuto di imprese del terziario marchigiano aumenta soprattutto grazie alla crescita delle attività immobiliari (+247 unità), delle attività professionali scientifiche e tecniche (+243), del noleggio e delle agenzie di viaggio e dei servizi di supporto alle imprese (+180 imprese), delle imprese nei servizi di informazione e comunicazione (+95). Commercio ( -239) e trasporti (-84) invece perdono imprese.
Ma continua il calo delle imprese artigiane
Se le imprese marchigiane, nel complesso aumentano, altrettanto non si può dire di quelle artigiane. Tra gennaio e la fine di settembre 2021, sono diminuire di 431 unità, a causa delle 2.460 cessazioni di attività, non compensate dalle 2.029 iscrizioni. Complessivamente l’artigianato conta 43.092 imprese.
«Si tratta del risultato peggiore tra le regioni italiane – commentano il presidente Cna Marche Paolo Silenzi e il segretario Otello Gregorini -. In territorio negativo anche l’Abruzzo (-148), il Molise (-42) e l’Umbria (-35). Mentre l’artigianato in Italia cresce (+8.698 imprese), sulla dorsale adriatica è in affanno. Ad avere difficoltà sono le attività delle regioni che stanno facendo ancora i conti con le conseguenze dei recenti terremoti. Per questo chiediamo un rinnovato impegno della Regione Marche e di tutte le istituzioni nel 2022 per sostenere le imprese artigiane e le piccole imprese nell’area del cratere sismico. La crescita dei contagi e il riaccendersi dell’inflazione rischiano di raffreddare la ripresa. A questo punto occorre riflettere anche sull’opportunità di introdurre super green pass o vaccino obbligatorio per i lavoratori, per non rischiare nuove chiusure e lockdown che avrebbero l’effetto di una doccia gelata sull’economia marchigiana».
Unità locali, aumentano gli addetti
Nei primi nove mesi del 2021, gli addetti occupati nelle imprese marchigiane sono aumentati di 2.207 unità, passando da 484.974 a 487.181. In controtendenza rispetto all’aumento del numero delle imprese, gli addetti calano nel terziario (-3.632) mentre crescono nel manifatturiero (+2.956), nelle costruzioni (+1.943) e in agricoltura (+725). A perdere addetti, pagando soprattutto la crisi del Covid, sono state le imprese di alloggio e ristorazione (-3.075), le attività finanziarie e assicurative (-1.199) e le attività di intrattenimento (-1.166).
In crescita i ricavi delle microimprese
Se il numero delle imprese artigiane diminuisce, secondo i dati del Centro Studi Cna Marche, le microimprese che resistono hanno aumentato ricavi in media del 25 per cento rispetto al 2020, “annus horribilis” per il loro fatturato e recuperano i livelli medi dei ricavi precedenti la pandemia. Nel dettaglio dei settori le attività del terziario hanno pienamente recuperato tali livelli mentre quelle delle costruzioni li hanno abbondantemente superati. Le attività manifatturiere, invece, hanno recuperato di poco i livelli precedenti la pandemia.
Volano le esportazioni (con eccezione del farmaceutico)
Nei primi nove mesi del 2021, l’export delle imprese marchigiane è aumentato del 12,7 per cento passando da 7,9 a 8,9 miliardi di euro. Un aumento che sale al 24,9 per cento, se si esclude il settore farmaceutico, che ha perso il 37,7 per cento. In crescita tutte le altre attività manifatturiere. Particolarmente lusinghieri i risultati dei mezzi di trasporto (+56,5) e dei beni strumentali (+34,5). Conferma le proprie difficoltà l’export calzaturiero (solo +7,2 per cento rispetto al +20,3 per cento in Italia) e cresce meno della media nazionale anche l’export di prodotti alimentari (+5,6 contro l’11,1 per cento).