Ancona-Osimo

Codacons: «Tempi biblici per le visite e cittadini costretti alla sanità privata? Chiederemo il rimborso allo Stato»

Tempi massimi di attesa fino a quasi 2 anni (720 giorni) per una mammografia, 465 giorni per una Tac, 375 per un'ecografia, 365 per un intervento cardiologico, 360 per un'operazione ortopedica

ANCONA – Liste d’attesa troppo lunghe? Si muovono Codacons e Articolo 32: «Ecco il modulo per il rimborso delle visite private». Già, perché «sempre più italiani si rivolgono alla sanità privata, con una spesa che sale a 37,1 miliardi di euro, facendo registrare – sempre secondo il Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti dei consumatori) – un +32% sul 2016».

La battaglia legale è stata avviata dal Codacons ed è condotta assieme a Articolo 32, associazione specializzata nella tutela del diritto alla salute. Le due organizzazioni si battono da anni in favore degli utenti.

«Il problema delle attese eccessive per effettuare visite e analisi specialistiche non solo non è stato risolto nel nostro paese, ma addirittura è peggiorato, anche a causa della pandemia Covid – spiegano i vertici dei due enti –. Le ultime indagini sul tema registrano tempi massimi di attesa fino a quasi 2 anni (720 giorni) per una mammografia, 465 giorni per una Tac, 375 per una ecografia, 365 per un intervento cardiologico, 360 per una operazione ortopedica, 300 per visite specialistiche (dermatologia, reumatologia, endocrinologia)».

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Una situazione, secondo loro, «di grave crisi che spinge una fetta sempre più larga di cittadini a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria le prestazioni: la conferma arriva dai numeri forniti dalla ragioneria generale dello Stato, secondo cui la spesa sostenuta dagli italiani per prestazioni sanitarie private è passata dai 28.13 miliardi di euro del 2016 ai 37.16 miliardi del 2021, con una crescita del +32%» (analisi Codacons).

Di conseguenza, «chi non può permettersi di eseguire visite e interventi presso strutture private è costretto ad attendere i tempi infiniti della sanità pubblica, rischiando di veder peggiorare le proprie condizioni con ripercussioni anche gravi sul fronte della salute».

Nel comunicato stampa diffuso ieri (28 febbraio), si legge come – in base alle ultime rilevazioni Istat, «nel 2021 ben l’11% delle persone che avevano bisogno di visite specialistiche o esami ha dichiarato di aver rinunciato per problemi economici legati alle difficoltà di accesso al servizio, mentre il 3.3% della popolazione, circa 2 milioni di persone, ha rinunciato alle cure mediche a causa dei tempi di attesa eccessivi».

Nel 2019, «nemmeno l’introduzione del Piano nazionale di governo delle liste di attesa (Pngla) ha saputo risolvere quella che è a tutti gli effetti una emergenza – denunciano ancora Codacons e Articolo 32 –. Tale piano vincolava le regioni a garantire ai pazienti un tempo massimo di attesa di 72 ore per le prestazioni urgenti, di 10 giorni per le prestazioni in classe di priorità B (breve) e di 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli accertamenti diagnostici per le prestazioni in classe D (differibile»).

Proprio per sostenere i cittadini danneggiati dalle liste d’attesa nella sanità pubblica, Codacons e Articolo 32 lanciano oggi «una nuova iniziativa legale, mettendo a disposizione degli utenti un modulo attraverso il quale ottenere dalla propria Asl il rimborso del costo sostenuto per le prestazioni sanitarie eseguite presso professionisti e strutture private a causa dell’oggettiva impossibilità di effettuare le medesime prestazioni presso il Servizio Sanitario Nazionale, in considerazione di tempi di attesa eccessivi. Rimborso che rappresenta un diritto a fronte dell’evidente inadempimento da parte della pubblica amministrazione».

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