ANCONA – Undici furti perpetrati nella regione Marche nel solo 2020, 3.764 beni antiquariali, archivistici, librari e archeologici recuperati per un valore stimato di 1.228.000 euro. E ancora, 133 persone denunciate all’autorità giudiziaria di cui 34 per reati in danno del paesaggio. Sono impressionanti i numeri dell’arte salvata dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Ancona.
Numeri che disegnano un fenomeno, quello della ricettazione di opere d’arte, che non conosce crisi purtroppo. Anzi, spesso si autoalimenta della passione senza regole di collezionisti senza scrupoli. Ma l’occhio vigile degli esperti del Tpc – in stretta collaborazione con l’Arma Territoriale e soprattutto con le Stazioni capillarmente presenti sul territorio, nonché di altri reparti dell’Arma – ha permesso di portare avanti attività sia preventive che repressive, inchiodando alle proprie responsabilità i collezionisti d’arte proibita. «Fondamentale strumento di supporto e di analisi per le attività svolte si è dimostrata, ancora una volta, la Banca Dati dei Beni Culturali Illecitamente Sottratti, la più grande banca dati di opere d’arte da ricercare al mondo, gestita dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale», spiega il comandante del Tpc di Ancona, Capitano Mattia Ivano Losciale. E i numeri dell’attività preventiva e di controllo sono la cartina tornasole della costante attenzione degli specialisti del Tpc sul territorio: controllate 78 aree archeologiche; 132 aree paesaggistiche; 109 esercizi antiquariali e 27 mercati e fiere dell’antiquariato.
A fronte di tanti controlli, come detto, il fenomeno dei furti di beni d’arte sia in musei, luoghi espositivi pubblici o privati, luoghi di culto, archivi e biblioteche e luoghi di privati non sembra conoscere crisi: nel 2020, nel territorio di competenza del Nucleo di Ancona si erano registrati 11 furti, risultati pari a quelli dell’anno 2021. Dall’analisi del fenomeno, si è dunque instaurata una vera task force tra i Carabinieri e i vari soggetti deputati alla salvaguardia e custodia dei beni culturali: funzionari delle soprintendenze deputati a un unico fronte di protezione in favore dei beni culturali; i responsabili delle strutture museali, archivi e biblioteche che a seguito delle verifiche da parte dei Carabinieri, hanno innalzato i livelli di sicurezza dei luoghi; i responsabili degli Uffici Beni Culturali delle Diocesi con i quali si sono istaurati frequenti contatti e specifici incontri; i Sindaci delle città e dei piccoli borghi marchigiani con i quali si è istaurato un frequente e positivo dialogo. Poi ci sono loro, i custodi indiretti dei beni esposti nelle chiese e nei luoghi di culto: i cittadini, che hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nel fornire ai Carabinieri un prezioso supporto soprattutto in fase preventiva.
I numeri dell’attività
Le attività di contrasto del Nucleo TPC di Ancona hanno consentito il recupero di 3.764 beni antiquariali, archivistici, librari e archeologici, di pregevole fattura, per un valore stimato di 1.228.000 euro. Beni rinvenuti anche a Jesi e Cupramontana, nei paesi della Vallesina e in provincia di Ancona.Le persone denunciate all’autorità giudiziaria sono state 133 (di cui 34 per reati in danno del paesaggio). Recuperati 135 beni antiquariali, archivistici e librari; 3.508 reperti archeologici (di cui 2.044 interi, 673 frammenti e 791 di numismatica archeologica); 121 reperti paleontologici e 21 opere d’arte contemporanea contraffate.
Tra le attività repressive di maggior rilievo condotte nel 2021, il recupero di un dipinto rubato a Osimo. Una complessa e articolata attività di indagine, coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona e condotta dai Carabinieri del TPC di Ancona, ha permesso di individuare e sequestrare, all’interno di una villa di Falconara Marittima, il dipinto olio su tela raffigurante “Madonna con Santi”, delle dimensioni di cm. 250 X 164, databile agli inizi del XVIII secolo. Gli accertamenti esperiti dagli storici dell’arte della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Marche di Ancona con analisi della restauratrice Francesca Pappagallo, hanno permesso di appurare l’identità del dipinto sequestrato con quello rubato il 26 novembre 1994, dall’interno della chiesa privata di “San Filippo al Piano” di Osimo. Soprattutto nella fase di identificazione del dipinto, sono state di estrema utilità le testimonianze degli abitanti della zona che frequentavano la chiesa e che avevano un nitido ricordo dell’opera trafugata. Al termine delle indagini, l’Autorità Giudiziaria ha disposto la restituzione del dipinto al proprietario della chiesa che, seppur di proprietà privata, ospita regolari funzioni religiose aperte al pubblico officiate dal parroco locale e risulta molto frequentata dagli abitanti della zona, che non avevano mai perso la speranza di poter riportare e rivedere nella loro chiesa un pezzo della loro storia che mani ignote avevano trafugato.